Gabriel Knight: Sins of the Fathers – Recensione Gabriel Knight: Sins of the Fathers

Un cacciatore d’ombre

La maggior parte delle avventure punta e clicca è caratterizzata da un’atmosfera leggera e vivace, quando non addirittura demenziale (anche se spesso con ottimi risultati, vedi i vari Day of the Tentacle, Monkey Island, Sam e Max), ma la tipologia del prodotto, che ha sempre avuto tra i suoi punti di forza una trama ben costruita, permette di ottenere ottimi risultati anche con titoli più maturi. Nei primi anni ’90, nel pieno del periodo d’oro delle avventure grafiche, la Sierra, storica casa di produzione fondata da Roberta Williams e da suo marito Ken, era il punto di riferimento per le avventure punta e clicca, insieme alla LucasArts. Visto il successo di prodotti dello stesso genere, ma completamente differenti per atmosfera e contenuti, la Sierra decise che era giunto il momento di tentare un approccio più maturo, e nel 1993 produsse il primo episodio di una delle serie più famose e fortunate in campo videoludico: Gabriel Knight. Il comparto narrativo venne affidato alla scrittrice Jane Jensen, già collaboratrice di Roberta Williams nella stesura delle sceneggiature dei vari KIng’s Quest. La Jensen, con maestria unica, inserì elementi storici e religiosi reali in una trama che, ancora oggi, costituisce una delle vette narrative più alte nel campo videoludico.

 

 

 

Voodoo a New Orleans

La storia di Gabriel Knight, Sins of the Fathers inizia a New Orleans, storica patria del voodoo. Il nostro antieroe, donnaiolo, egocentrico e ozioso al punto da risultare all’inizio poco simpatico, si dedica alla scrittura di romanzi horror di dubbia qualità e, insieme alla solerte, precisa e studiosa Grace Nakimura (il suo esatto opposto) gestisce una libreria di testi usati e rari. La New Orleans che fa da sfondo alle vicende dei due protagonisti è lo scenario di una serie di delitti efferati le cui dinamiche sembrerebbero ricondurre alla religione voodoo nelle sue varianti più sanguinarie. Le iniziali indagini effettuate dalla polizia e affidate al detective Mosely, amico d’infanzia del protagonista, vengono presto interrotte, e il caso archiviato come un regolamento di conti tra bande mafiose. Gabriel, fin dall’infanzia perseguitato da ripetuti incubi e ora alla continua ricerca di materiale per arricchire le trame dei suoi romanzi, si interessa sin da subito al caso, e ben presto lui e Mosely iniziano a mettere insieme i tasselli e gli indizi, intuendo che dietro l’apparenza di una faida tra bande mafiose si cela una realtà ben più antica e pericolosa.

Con il progredire della storia, Gabriel scopre che i suoi incubi non sono casuali, e sarà costretto a intraprendere numerose indagini tra la Germania, New Orleans, l’Africa, e viaggi all’interno della parte oscura della sua anima e del suo carattere, nel tentativo di misurarsi con un ruolo che non avrebbe mai immaginato. L’evoluzione che attraverserà Gabriel, da giovane pigro e irresponsabile a maturo e coraggioso cacciatore di demoni, è una delle trovate migliori della trama. Anche gli altri personaggi risultano molto ben caratterizzati, ognuno con le sue speranze, storie, virtù e umani difetti. Non manca il lato sentimentale della storia, anche se per nulla banale e scontato, tramite il rapporto di sadiche frecciatine e malcelato affetto che lo lega a Grace, e quello di passione che invece lo unisce all’ambigua Malia Gedde, ricca ereditiera e figura di primo piano nella società di New Orleans, che sui delitti voodoo sembra saperne molto più di quanto sembri. 

 

 

 

Avventure horror

Il sistema di controllo di Gabriel Knight rispetta i classici canoni delle avventure punta e clicca. Rinunciando ai comandi verbali tipici dello SCUMM e dei prodotti della LucasArts, il titolo usa un puntatore su schermo che permette di effettuare tutte le operazioni necessarie per la nostra avventura, grazie a icone e funzioni che potremo cambiare a seconda delle necessità. Un sistema abbastanza intuitivo, ma che all’inizio necessita di un minimo di adattamento, agevolato in questo dalla presenza di un’utile icona a forma di punto interrogativo che ci spiegherà ogni singolo elemento dell’inventario e del sistema di controllo. Rimane in parte il problema del Pixel Hunting (la ricerca, a volte meticolosa, di ogni elemento con cui interagire) tipico di molti titoli di questo genere. Alcuni oggetti sono talmente ben integrati con lo sfondo da risultare difficili da individuare a un primo esame. Il cursore stesso, a differenza di quanto accade in altre avventure grafiche, non cambia icona quando passa sopra a un elemento importante, e questo ci costringe a fare uso di un minimo di logica per individuare l’oggetto giusto e l’elemento in cui usarlo. L’avventura è suddivisa in dieci giorni, e ognuno di questi deve essere portato a termine effettuando determinate azioni e risolvendo i vari enigmi, in maniera libera e non lineare, in modo da far salire un efficace contatore nella parte alta dello schermo, che terrà nota di tutti i nostri progressi. Un sistema comodo e utile (ripreso anche dai due episodi successivi) per essere sicuri di aver effettuato tutte le azioni richieste nell’arco di ognuno dei dieci giorni. Gli enigmi che incontreremo nel corso delle nostre indagini si discostano in maniera piacevole e originale dal classico "usa l’oggetto adatto nel punto giusto". Sarà importante tenere conto dei vari indizi sparsi per l’avventura, trovare il modo di collegarli tra loro, esaminare documenti, fare le domande adatte al momento giusto, con alcuni enigmi molto ben congegnati e originali. Un sistema di salvataggio tra i più comodi che ci siano, e un’utile modalità per registrare in modo automatico tutti i dialoghi importanti (tramite un registratore disponibile nella parte alta dello schermo) rendono l’esperienza più scorrevole e giocabile.

 

 

 

La potenza della VGA

Il comparto tecnico di Gabriel Knight sfrutta egregiamente le possibilità offerte dalle schede VGA, che nei primi anni ’90 rappresentavano l’apice delle possibilità hardware. Ancora oggi l’uso dei colori e l’attenzione per i dettagli e le animazioni dei vari personaggi rendono il titolo un’esperienza visivamente piacevole, e non è raro riuscire a distinguere anche le scritte e gli oggetti più minuti. Tra un capitolo e l’altro (anzi tra un giorno e l’altro) troviamo anche delle evocative scene in stile fumetto e parzialmente animate, che ci aiuteranno a comprendere meglio l’eccellente storia. Anche dal punto di vista del sonoro il titolo rimane su livelli più che buoni, con musiche composte da Robert Holmes, marito di Jane Jensen, ed effetti sonori rari ma funzionali. Ma si nota una certa discordanza nell’audio, con musiche talvolta troppo alte rispetto al resto, dovuta al fatto che gran parte della colonna sonora è stata realizzata con campionature MIDI (Musical Instrument Digital Interface). E’ possibile configurare i vari settaggi audio, ma il titolo non li memorizza, costringendoci a regolarli di nuovo a ogni sessione. Il titolo venne prodotto inizialmente solo su supporto Floppy Disk, ma visto il successo riscosso la Sierra decise in seguito di realizzarne una versione su CD-ROM, impreziosita da un "Dietro le quinte" sulla lavorazione del titolo, e da un doppiaggio di ottimo livello, con Tim Curry che presta la sua voce a Gabriel Knight e Mark "Luke Skywalker" Hamill che doppia il detective Mosely. Il titolo ufficiale è disponibile solo in lingua inglese, ma in rete troviamo un’eccellente traduzione gratuita in italiano, grazie a un gruppo che ha realizzato anche un’utile patch per far girare il titolo sui sistemi operativi più recenti. La patch in italiano include una nuova traccia musicale e si conferma ottima anche nella localizzazione di alcuni enigmi linguistici che incontreremo nel corso delle nostre indagini.

 

Le colpe dei padri

Gabriel Knight è un titolo che punta molto sull’eccellente narrazione e sull’ottima trama. La ricerca storica e culturale che fa da sfondo alla trama è molto precisa, e Jane Jensen l’ha arricchita con una trama tra le migliori nel suo genere, con personaggi caratterizzati in modo complesso e convincente. Il protagonista stesso, Gabriel, attraverserà in questo e nei due titoli successivi un’evoluzione che lo renderà uno dei personaggi più affascinanti e carismatici in campo videoludico. Gli enigmi e i dialoghi non sono da meno, risultando sempre ben inseriti nel contesto narrativo. Un comparto tecnico allora al massimo delle possibilità, ma ancora oggi piacevole (stiamo comunque parlando di un titolo di venti anni fa), passa in secondo piano rispetto a una narrazione che rende molto sottile il confine tra un buon prodotto videoludico e un’eccellente opera letteraria.

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