Hollywood Monsters – Recensione Hollywood Monsters

Il retrogame di cui vi parliamo oggi è Hollywood Monsters, avventura grafica datata 1997 e creata da Péndulo Studios, casa spagnola nota ai più per la serie Runaway, e riproposto in Italia da FX nel 2004, versione qui in prova.

Premesse

Il titolo si propone come la classica avventura punta e clicca bidimensionale anni ’90, sulla falsariga delle vecchie glorie LucasArts, con il quale condivide il controllo totale con il mouse e l’interazione con l’ambiente legata alle solite opzioni nel menù sottostante, "usa", "dai", "parla", "apri", eccetera. Ovviamente, non può mancare un inventario da riempire nel corso del gioco, e che richiede spesso e volentieri di combinare oggetti tra loro per poter risolvere i tanti enigmi che si presentano.

Trama

La storia mette nei panni della coppia di giornalisti di punta del giornale americano The Quill, Ron Ashman e Sue Bergman, che si contendono la partecipazione all’evento "Hollywood Monsters", ovvero la premiazione dei migliori attori mostruosi. Sì, proprio di mostri si parla: Frankenstein, l’Uomo Lupo, la Mummia e un sacco di altri appartenenti all’horror tradizionale. Sue ottiene l’incarico, e si reca alla villa del signor Otto Hannover, sede dell’evento, cercando di raccogliere qualche intervista. Dopo qualche enigma saltan fuori strani dubbi riguardo ad alcuni ospiti, in particolar modo il primo mostro citato. Cercando di indagare, la ragazza viene colta di sorpresa da degli ignoti che la rapiscono e fanno a pezzi Frankenstein spargendo i suoi pezzi per il globo. Il salvataggio spetta ovviamente a Ron, di cui si controllano le fattezze per la maggior parte del gioco e che per cominciare si reca alla villa per scoprire che fine abbia fatto la collega e svelare il mistero dietro la sua scomparsa.

Analisi

Il gioco si presenta piuttosto bene per gli amanti del genere, fornendo tutti gli spunti necessari a lunghe ore di intrattenimento: lo stile grafico cartoonesco e i personaggi scanzonati e pieni di humor sono un invito ad affrontare l’avventura con spensieratezza, infatti non è prevista la possibilità di morte del personaggio o enigmi a tempo che richiedono rapidità d’azione, tutta spremitura di meningi. Peccato che ci si renda conto presto di come sforzare la mente non sia sufficiente, in quanto molti (troppi) enigmi appaiono davvero illogici e sconnessi dal contesto: molte volte non si ha la minima idea di cosa fare con le cose appena raccolte, con la conseguenza che ci si ritrova a ritentare più e più volte di usare ogni oggetto e ogni azione su ogni elemento interattivo nei frequenti momenti in cui ci si blocca. Peggio ancora capita talvolta che il primo tentativo di interazione, anche se corretto, non funziona, ed è necessario ripeterlo un numero indefinito di volte sperando di "averci preso". Fortunatamente, la soluzione è inclusa nel disco del gioco, ma ha senso affrontarlo in questo modo?
Poco da dire sull’aspetto visivo, che va ovviamente visto nell’ottica di un gioco retrò ed accettato come tale: il design di fondali e personaggi è realizzato discretamente e perfettamente adatto allo stile, ma la risoluzione è bassa e dovrete fare l’occhio ai bordi pixellosi di tutto ciò che passa sullo schermo (peraltro limitato a 640×480). Apprezzabile anche il comparto audio, con musiche appropriate e un doppiaggio italiano tutto sommato buono, anche se c’è da dire che appaiono chiari errori di traduzione che rendono insensate certe battute e frasi del gioco.

Conclusioni

Un gioco carino, longevo e adatto agli appassionati, ma afflitto da serie lacune logiche: l’insensatezza di molti enigmi rischia di rendere l’esperienza estremamente frustrante ed essere perennemente attaccati alla soluzione per poter proseguire, di fatto nullificando il divertimento.

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