LIT – Recensione LIT

Ormai la piattaforma Wiiware è diventata matura e continua a sfornare nuovi titoli, sviluppati da programmatori indipendenti, con idee ottime e di qualità più che buona. Un genere in particolare ha riscosso grande successo, sul servizio digital delivery Nintendo: i puzzle game e derivati. Basti pensare a giochi come i due  LostWinds, Toki Tori, Max & The Magic Maker e l’ottimo World of Goo; non tutti i titoli sono prettamente puzzle, ma giochi con spiccati elementi rompicapo. Qualche mese fa è uscito un altro esponente di questo genere, stavolta fuso con atmosfere che ricordano i Survival Horror e un gameplay che si avvicina ad un action – adventure: stiamo parlando di LIT.

Un mare di tenebre

Un ragazzo di nome Jake è il protagonista di questa atipica avventura, nella quale siamo impegnati a fuggire da una scuola infestata da dei non precisati mostri. Il nostro obbiettivo è quello di raggiungere e salvare la ragazza di Jake, tale Rachael; per riuscire a fare ciò dobbiamo superare diversi ostacoli e completare 30 livelli rappresentati dalle aule della scuola. La storia non viene narrata in maniera chiara, ma verremo buttati nell’oscurità senza alcuna spiegazione e ad ogni livello sentiremo suonare un telefono al quale si può rispondere per sentire la voce di Rachael (completamente doppiata in inglese) che ci racconta ciò che sta succedendo, senza mai darci, però, una chiara idea della storia che ha portato quei mostri all’interno dell’edificio scolastico. Ovviamente, come in tutti i giochi, la storia non è fondamentale, e se avessimo dovuto valutare il titolo fondandoci solamente sulla storia, LIT sarebbe stato molto vicino all’insufficienza.

Mostri a scuola

Fortunatamente a compensare il lato narrativo ci pensa un concept, su cui si basa il gameplay, assolutamente ottimo e sfruttato in maniera egregia. I livelli che ci accingiamo a completare non sono altro che delle stanze nelle quali interagire con gli elementi presenti, ma ad ostacolarci ci pensa un nemico che possiamo sconfiggere in un solo modo, illuminandolo: stiamo parlando, ovviamente, dell’oscurità, del buio. Proprio il buio, quindi, risulta il nemico principale, ma non l’unico, da sconfiggere, infatti se entreremo in una zona d’ombra verremo risucchiati nell’oscurità da dei mostri. La luce risulta l’unica arma a nostra disposizione, e proprio il suo utilizzo è l’elemento portante di tutta l’esperienza ludica. Torce, lampade, fari mobili, televisori accesi: qualsiasi cosa che emani luce farà al caso nostro e proprio l’uso di questi oggetti ci permetterà di superare i vari livelli, ma gli strumenti a nostra disposizione sono limitati e quindi è fondamentale farne un uso ragionato e studiato a seconda della situazione; ad aumentare la profondità del gameplay ci pensa una barra rappresentata da un neon, che indica il consumo di energia elettrica: difatti, se accenderemo troppe luci contemporaneamente, la barra esploderà e saremo costretti a ricominciare da capo il livello. La difficoltà è ben calibrata, anche se verso la fine dell’avventura alcune stanze sono davvero troppo difficili da completare, rovinando in parte l’esperienza di gioco. Come già detto, l’oscurità non sarà l’unico nemico, affronteremo infatti anche delle boss battle ottimamente costruite e perfettamente riuscite, senza mai spostare il fulcro del gameplay, che rimane, per tutta l’avventura, fisso sulla gestione delle fonti di illuminazione.

Luci e ombre

Un problema abbastanza pesante del gioco in questione è la componente grafica. Critichiamo il lavoro svolto dai Wayforward non tanto per la qualità tecnica in senso stretto, ma per la scelta di non supportare il formato panoramico (16:9) utilizzato ormai nella maggior parte dei giochi, sia scatolati che digitali; questa scelta rovina non poco la qualità grafica del titolo, che con un supporto adeguato sarebbe potuta essere davvero ottima. Come abbiamo detto la gestione delle luci è il fulcro del gameplay, e il motore grafico utilizzato le gestisce in maniera egregia, putroppo l’unico grosso problema è un aliasing fin troppo evidente che però è causato dalla scelta sopra citata. L’accompagnamento sonoro ci fa ricordare lo stampo Horror del titolo, con musiche d’atmosfera che ci immergono nella risoluzione dei vari puzzle; il doppiaggio inglese è di discreta fattura. Il sistema di controllo, davvero scomodo e macchinoso, lascia l’amaro in bocca e ci impedisce di dare un buon voto a LIT, dal momento che, in alcuni casi, diventa davvero frustrante dover ripetere un livello poiché la disposizione dei tasti è indecente.

Commento

Lit si accoda alla ormai lunga lista di titoli WiiWare da avere, ma alcuni problemi legati alla componente estetica e al sistema di controllo (in alcuni casi pessimo) minano il buon lavoro svolto dagli sviluppatori. Un gameplay originale, e un level design in alcuni frangenti eccellente, valgono il prezzo del biglietto e se riuscite a sorvolare sulle problematiche di cui sopra, vi ritroverete a giocare un titolo per certi versi ottimo.

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