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Monochroma – Monochroma

Luglio 5th, 2014 Giorgio Crosali
Recensione di Giorgio Crosali pubblicata il 28/05/2014

Il mercato dei videogiochi è una strana bestia, soggetta a continue mutazioni che seguono l’andamento dei gusti dei consumatori di massa. Fino a pochi anni fa, giochi come Gone Home sarebbero stati per sempre relegati a una nicchia di titoli ormai dimenticati, quali The Graveyard o Façade, videogame che a stento sono riconosciuti come tali per via della loro scarsa interattività, messa in secondo piano rispetto a fattori artistici e narrativi che invitano il giocatore a riflettere. Eppure, come sappiamo, Gone Home si è fregiato di decine di riconoscimenti come gioco indie dell’anno 2013, vendendo centinaia di migliaia di copie.
Non stupisce pertanto notare come siano sempre di più le software house che tentano la strada del successo con prodotti di questo genere. È il caso di Monochroma, prima fatica dei turchi di Nowhere Studios, appena uscito su Steam e finanziato con Kickstarter.


 

Una storia di due fratelli

A dirla tutta, Monochroma è un titolo molto più giocabile di quelli menzionati, catalogandosi come platform bidimensionale. La storia è muta, ed il giocatore può interpretare i fatti solo attraverso gli scenari e per il tramite di due bambini, fratelli, e, probabilmente, orfani. L’avventura inizia in una campagna limitrofa ad una città distopica, dominata dalla classica corporazione che controlla tutto. Il bambino più grande, controllato dal giocatore, presto si ritrova a dover trasportare sulle spalle il fratellino, impossibilitato a camminare dopo una brutta caduta. Non si sa dove siano diretti: presumibilmente a casa, ma più si va avanti, più crescono le perplessità, nonché gli edifici e la difficoltà dei puzzle. Questi ultimi vanno risolti utilizzando la fisica del motore grafico ed una buona dose di tempismo, e c’è di più: il peso del fratellino rallenta la corsa e cala la distanza e l’altezza dei salti, costringendo il giocatore a trovare soluzioni affinché possano proseguire entrambi; a volte sarà necessario lasciare il piccolo temporaneamente a terra presso fonti di luce predisposte (ovvero gli unici punti dove potremo lasciarlo), spesso ponendolo in situazioni di rischio che possono facilmente portare alla morte dell’uno o dell’altro, concludendo la partita.


 

Tra fantasia e critica sociale

Come suggerisce il nome stesso, Monochroma si caratterizza per una grafica povera di colori: tutto è rappresentato in una scala di grigi, ad eccezione di alcuni dettagli in rosso, come ad esempio la sciarpa del protagonista. L’idea è quella di immedesimare il giocatore in un ambiente che sa molto di metà novecento, aggiungendoci la già citata distopia, ed un pizzico di surrealismo futurista, accompagnando il tutto con musiche soft e introspettive. Sia nello stile che nella trama (e nei suoi personaggi), il gioco mostra richiami evidenti alla narrazione per bambini, citando scrittori quali i fratelli Grimm, con le loro favole tragiche e cupe; Michael Ende, per le sue metafore sulla lotta dei bambini contro una società che si è dimenticata di loro; Frank Baum ed i lunghi viaggi in mondi fantastici oscurati dal male. Sono citati persino nei crediti, e non da soli.


 

Coincidenze?

Ma prima di arrivare alle citazioni di natura letteraria, i giocatori noteranno soprattutto molta (troppa) similitudine con un titolo assai specifico: Limbo. Sia nel gameplay, che nello stile, che nelle fonti di ispirazione, è chiaro quanto Monochroma debba a questo gioco. Dobbiamo ammetterlo: potrebbe esserne il seguito spirituale, se fosse dello stesso sviluppatore. Se questo però non impedisce di renderlo un titolo fruibile, ci pensano i bug e difetti strutturali a rendere l’esperienza instabile. Se per buona parte del gioco sembra tutto eccessivamente facile, quella seguente appare persino troppo punitiva, non tanto per la difficoltà logica quanto per la meccanicità dei controlli, che hanno un margine di correzione e sensibilità bassissimo, portando spesso a morti accidentali senza che vi sia altra soluzione se non “sbaglia e riprova”.


 

La fine

Monochroma è un prodotto che riesce nell’intento di immedesimare il giocatore in una realtà fiabesca e distorta allo stesso tempo, con una buona cura dello stile e molte ispirazioni letterarie degne di nota. Al contempo, sebbene sia gradevole, e sorvolando sui difetti di controllo, non si può certo premiare per originalità un titolo che ha decisamente troppe cose in comune con Limbo.

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Giorgio Crosali

Impegnato a ignorare i giochi popolari, rovinare il proprio fegato, portare Gamesource in giro per le fiere italiane e viaggiare per il mondo in cerca di giochi sconosciuti da spacciare per capolavori.


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