Pandora’s Tower – Recensione Pandora’s Tower

Arriva alla fine il trittico salvifico del Nintendo Wii, la trilogia di jRPG che avrebbe dovuto chiudere con grande lustro l’avventura della casalinga nipponica, prossima ad essere sostituita dal Wii U; si conclude con Pandora’s Tower l’avventura avviata con Xenoblade Chronicles e continuava con The Last Story, titoli con grandi nomi alle spalle, prodotti con grandi aspettative. Proprio come Pandora’s Tower, che però stenta a farsi definire jRPG, rende difficile accostamenti al genere con il quale è stato presentato e dona poche soddisfazioni a un primo impatto, sia a livello di trama che di contenuti, spiccioli e decisamente lontani da una possibile redenzione prima del canto del cigno da parte della console Nintendo. Andiamo ad analizzare più nel dettaglio, però, cosa ci offre l’ultima fatica della Gambarion, ai più ricordata per le trasposizioni videoludiche di One Piece, fino ad ora le sue fatiche più grandi.

Continuerai ad amarmi?

C’è un microcosmo da salvare in Pandora’s Tower, proprio come in The Last Story: finalmente salvare la Terra, o l’universo nel quale si vive, è passato di moda, non è più in voga, e i nostri eroi, paladini della giustizia, hanno iniziato a combattere per qualcosa di meno glorioso, ma comunque soddisfacente. L’amore e i propri cari. 

La nostra storia ci vede protagonisti nei panni di Aeron, un giovane ragazzo del regno di Elysium, nella Graecia. La storia di Aeron prima delle vicende narrate in Pandora’s Tower è sconosciuta e, soprattutto, inutile ai fini della nostra storia. A smuovere le acque della tranquillità di Elysium sarà Elena, scelta per danzare alla Festa del Raccolto: durante la danza, però, la giovane ragazza verrà scelta come bersaglio di una maledizione, che presto la tramuterà in una bestia, non appena il marchio che le comparirà sulla schiena l’avrà completamente divorata. Inseguita dalla guardie per essere soppressa, Elena verrà salvata proprio da Aeron che proverà a strapparla alle forze armate conducendola in salvo: a supportare il ragazzo arriva Mavda, un’anziana signora che sembra conoscere alla perfezione la storia della maledizione. Giunti in un vecchio avamposto militare, conosciuto come l’Osservatorio, il terzetto ragionerà su come curare Elena da questa maledizione e la soluzione si ritroverà nelle Tredici Torri, all’interno delle quali vivono i Magister, mostri che secernono carne magistra, l’elemento essenziale per curare il marchio mortifero che aleggia sulla schiena della fanciulla. Gli abitanti di Elysium non sono però soliti mangiare carne e la cura diventerà difficoltosa, oltre, ovviamente, alle ostiche operazioni di recupero. Nel frattempo Elena sarà costretta a sopportare le sue sembianze di mostro durante il giorno e di giovane e bella fanciulla durante la notte, quando la temporanea cura farà effetto, prima di riportare la ragazza in via di trasformazione. La domanda allora sarà: continuerai ad amarmi anche in queste condizioni? 

Le Tredici Torri

Di Pandora’s Tower si può subito intuire un errore, abbastanza grossolano, ma palese: non abbiamo nulla che possa portarci a credere che sia stato commercializzato come un jRPG, perché il titolo in questione non offre alcuna componente del caso. Non ci sono scontri casuali, non ci sono vaste aree da esplorare, non ci sono subquest da portare a termine, non ci sono statistiche e skills abbastanza dettagliate e non ci sono dei party da utilizzare in battaglia. Indubbiamente, però, Pandora’s Tower ha degli elementi RPG, a partire dalla crescita di Aeron, che non guadagnerà però EXP, o almeno non palesemente, né avrà una barra precisa e dettagliata che indicherà la vostra crescita: verrete semplicemente avvisati al riempimento della stessa, visualizzabile soltanto per comodità dal menù di pausa, ma inutile a qualsiasi evenienza. L’aumentare di livello vi permetterà di potenziare le tre mere statistiche a vostra disposizione: punti salute, forza, difesa e forza magica.

Tutto il vostro battle system, però, si limiterà esclusivamente alla pressione del tasto A, che equivale all’utilizzo della vostra spada, potenziabile nel corso dell’avventura con delle modifiche effettuabili presso la vostra base, elemento essenziale da analizzare in seconda sede. Accanto alla vostra spada, o le altre armi che troverete nel corso dell’avventura, però, avrete un’altra componente che andrà a rendere più profonda l’esperienza: la catena. Regalatavi da Mavda a inizio avventura, la catena diventerà la vostra compagna inseparabile in battaglia e nell’esplorazione delle Tredici Torri: la sua funzione primaria è quella di raccogliere dal corpo degli avversari, che saranno regolarmente visibili a schermo, la carne da portare a Elena, ma potrà essere utilizzata per molteplici altre situazioni. Tra queste la possibilità di arrampicarsi su un muro, usarla come arpione e anche usarla nei combattimenti al posto della spada. Per mirare basterà usare l’analogico destro (Pandora’s Tower va giocato, non come obbligo, ma come consiglio, con il Classic Controller) e premere il tasto R per zoomare sul vostro obiettivo: rilasciandolo partirà la catena, che potrà essere utilizzata in maniere diverse. Premendo il tasto B andremo a strappare, sradicare, qualsiasi cosa abbiamo incatenato; con il tasto A invece potremo lanciare il nostro bersaglio verso un nuovo obiettivo, così da poter creare un eventuale appiglio su una parate scoscesa. Saltuariamente vi servirà usare la catena anche per dondolarvi sopra un precipizio, in pieno stile platform: c’è da dire, comunque, che la fantasia non è all’ordine del giorno. 

Un punto fortemente a sfavore di Pandora’s Tower è rappresentata dalle battaglie finali: i boss disseminati per le Tredici Torri, che tra l’altro sono estremamente monotone e ripetitive tra di loro, sono tutti da sconfiggere con la medesima strategia utilizzata per il primo, senza doversi impegnare in eventuali colpi di genio o decisioni improvvise. Basterà usare la propria catena e tirarla fino a che potete, poi strappare la carne magistra, l’obiettivo della vostra avventura, e continuare fino a che il vostro avversario non cadrà al suolo. Profondità nulla nei combattimenti con i boss, così come contro i normalissimi avversari incontrati nel corso del dungeon: basterà una semplice combo con il tasto A per stenderli al suolo. Ognuno di essi comunque lascerà cadere al suolo un oggetto che potrete raccogliere tra soldi, materiali e carne: quest’ultima sarà rivendibile a Mavda, in cambio di denaro, mentre i materiali possono essere utilizzati per potenziare la vostra spada, che aumenterà sensibilmente la forza di attacco a ogni livello in più che andrà a guadagnare, o eventualmente per creare nuovi oggetti, comunque ritrovabili dai corpi dei nemici sconfitti. Per tentare di aumentare, anche qui sensibilmente, le vostre forze, poi, avrete a disposizione un inventario che riprende molto lo stile della valigetta di Resident Evil: andrete a incastonare in delle caselle, che aumenteranno a seconda del vostro livello, tutti gli oggetti recuperati nel corso della vostra avventura e che potenzieranno l’attacco, la difesa o la forza magica. Anche qui nulla di estremamente profondo.

Infine accenniamo brevemente la funzione dell’Osservatorio, la nostra sede: qui potremo dialogare con Mavda, alla quale vendere la carne in eccesso e che ci venderà, o acquisterà, prodotti per andare avanti nella nostra avventura: saltuariamente l’anziana signora avrà anche a nostra disposizione dei regali da dare a Elena, così da aumentare il rapporto con lei e poter intessere una relazione molto più profonda. Nulla di eclatante, sia chiaro, ma a seconda delle attenzione che daremo alla ragazza potremo arrivare a uno dei cinque finali preposti da gli sviluppatori: la differenza è insensibile, però, perché arrivare a un finale e non a un altro è condizionato da aspetti realmente futili, quali portare un regalo e non un altro a Elena o far sì che vi fornisca un oggetto o un altro per la vostra avventura nelle Torri. L’Osservatorio ha anche un tetto e una cantina, che offrono spunti per nulla interessanti né performanti, tra cui il continuo respawn di libri da leggere o rivendere a Mavda.

Non è da tutti scegliersi la morte

Pandora’s Tower offre anche un sensibilissimo, perché realmente inesistente, tentativo di rendere l’intera avventura una corsa contro il tempo: in basso a sinistra, accanto alla barra HP e quella relativa alla forza della catena, avrete un minuscolo orologio che si svuoterà con il passare del tempo. Sta ad indicare il tempo rimasto a Elena prima di trasformarsi inesorabilmente in un mostro: prima che l’intero cerchio vada a svuotarsi, quindi, dovrete ottenere la carne magistra e tornare all’Osservatorio per farla mangiare alla vostra compagna di avventura. Inevitabilmente il non riuscirci comporterà un GameOver, ma probabilmente Pandora’s Tower ha il GameOver più interessante visto negli ultimi periodi: nulla di incredibile, sia chiaro, ma sicuramente fuori dagli schemi. Qualunque cosa stiate facendo, infatti, mentre l’orologio raggiunge lo scadere, verrete fermati e immediatamente riportati all’Osservatorio, dove assisterete all’ineluttabile distruzione del vostro intero mondo. Indubbiamente arrivare al GameOver almeno una volta per poter assistere a cosa accade vale realmente la pena, ma ripeterlo all’infinito è meno divertente, anche perché sarete costretti a riprendere l’avventura dall’ultima volta che siete andati all’Osservatorio, dopo aver concluso la Torre precedente, cosa per niente soddisfacente. C’è comunque da dire, per riprendere l’inesistente citato a inizio paragrafo, che ottenere un GameOver in Pandora’s Tower è realmente difficile e l’unico modo è appunto questo dell’attendere lo scorrere del tempo, probabilmente perché spinti dalla curiosità di esplorare una zona oscura, da buon cliché dei jRPG, oppure perché non vi è chiaro come sconfiggere il boss di turno: per il resto i combattimenti non vi metteranno mai dinanzi alla difficile situazione di poter rischiare di morire; qualora dovessimo poi morire in nostro soccorso arriverebbero i checkpoint, posizionati in diverse zone del dungeon. Un prodotto semplice, in linea con tutto ciò che di recente ci propina il mercato videoludico, in particolar modo Nintendo.

Una battaglia sbiadita

Se potessimo valutare Pandora’s Tower e il suo aspetto grafico in pochissime parole diremmo subito che equivale a un quadro visto da un miope senza occhiali: l’intero prodotto è assolutamente sbiadito, così come gli ambienti, i mostri, i giochi di ombre e di luci emessi dalla spada o dalla nostra catena; tutto risulta essere estremamente sbiadito. Da lodare è lo sforzo fatto, invece, per rappresentare i tre protagonisti della vicenda, soprattutto Elena e Aeron, un po’ meno Mavda: i tratti sono precisi e la stessa Elena ha una bellezza apprezzabile, per niente sfocata e dettagliata anche nella sua metamorfosi da mostro; lo stesso Aeron presenta, pur essendo apatico in tutti i suoi momenti di pathos, un buon dettaglio, ovviamente sempre mantenendo come metro di paragone i prodotti della Nintendo su Wii. Ripetiamo invece come tutto il resto sia incredibilmente poco preciso e molto impreciso: sembra quasi che il tutto sia stato realizzato con poco interesse e soprattutto in maniera molto svogliata e rapida. I boss spesso non avranno modo di farci intendere se stiamo colpendo il loro viso o cos’altro, così come spesso ci capiterà di non capire quale avversario stiamo affrontando. Inoltre la poca profondità delle ambientazioni rende, spesso, anche difficile l’interazione con l’ambiente stesso. Graficamente insomma Pandora’s Tower non offre un’esperienza di grande effetto, soprattutto a prima vista: solo abituandosi e andando avanti potrebbe iniziare a essere apprezzata a dovere.

Nota sicuramente meno dolente è offerta dalla colonna sonora, mentre di effetti sonori non si può parlare, soprattutto perché sono tutti emessi dall’inascoltabile microfono posto nel WiiMote. Dando soddisfazione al passato, gli sviluppatori hanno ben pensato di riproporre i cori utilizzati in One Piece Unlimited Cruise, recuperando però la solennità delle ultime battaglie e riproponendole in apertura. L’aspetto molto sentito e sontuoso, accompagnato da un ottimo organo a canne, ci permette di godere appieno del filmato introduttivo e del main theme di Pandora’s Tower, che però poi scema in tutte le sue melodie. A tratti esaltanti, a tratti deludente, soprattutto nel momento in cui si apre il tutto con una tale solennità e poi ci si lascia andare a un accompagnamento flebile. Una scelta difficile da condividere e da apprezzare, ma indubbiamente dobbiamo segnalare un flop, laddove ci aspettavamo di più dai compositori nipponici, che sempre, con Nobuo Uematsu in vetta, hanno fatto in modo di emergere. Premiato a metà lo sforzo perché le parti cantate possono offrire una soddisfazione alle orecchie di buona fattura.


Riuscirai ad amarmi? 

Pandora’s Tower è un’idea sbagliata, è un’intenzione mancata. Un prodotto monotono, presentato come jRPG, ma scarno anche come action, perché fondamentalmente troppo legnoso. A cosa potrebbe mai essere paragonato come metro di giudizio? La lentezza di movimenti di Aeron è degna di un jRPG, ma tutto ciò che fa non è assolutamente comparabile al resto. Resta quindi un prodotto atipico, ma questo non ne fa un pregio: semplicemente può essere un canto del cigno mal sfruttato da Nintendo, che ha portato in Europa un titolo che indubbiamente serve per esaltare ancora di più The Last Story e Xenoblade, che a confronto riescono a emergere ancora di più; difficilmente però Pandora’s Tower sarà apprezzato a dovere, o indubbiamente riuscirà ai più che non cercano alcun impegno. Un vero peccato, soprattutto perché il gameplay, in particolar modo dinanzi alla presenza della catena, poteva offrire qualcosa di più, perché la trama offriva spunti davvero interessanti, perché le meccaniche delle Tredici Torri potevano funzionare, perché graficamente poteva essere più dettagliato, perché l’appena accennato rapporto che bisogna mantenere con Elena portandole un regalo dopo ogni Torre lascia intendere un rimando a Shin Megami Tensei – Persona, s’intende – realmente mal sfruttato. Insomma le hanno provate tutte, ma il collage stavolta è venuto realmente male. Allora la domanda finale è: riuscirai ad amarmi anche in queste condizioni?

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