Salt and Sacrifice – Recensione

Recensito su PlayStation 5

Salt and Sacrifice è un gioco particolare. Una parte di me lo apprezza, rivedendo in lui tante delle cose che mi han fatto innamorare del prequel (Salt and Sanctuary) l’altra però non riesce a sopportare il risultato finale di questo sequel. Invece che limitarsi al semplice “compitino” i ragazzi di Ska Studios han voluto prendersi dei rischi. Han aggiunto nuove meccaniche, cambiato la filosofia alla base del loro map design e modificato il combat system in punti chiave importanti. Purtroppo le loro idee si sono rivelate buone su carta, ma tutto sommato dannose al prodotto finale.

Nella satura scena souls-like, dove bisogna eccellere per sopravvivere, Salt and Sacrifice prova a ritagliarsi uno spazio ma risulta un sequel dispersivo e poco curato.

Salt and Sacrifice

L’avventura di Salt and Sacrifice vede un condannato affrontare il rito del “Magebane” per intraprendere la caccia ai Maghi. Sacrificando la propria vita alla causa potrà rinascere all’infinito e dedicarsi alla strenua caccia delle aborrenti creature.  Il setting è intrigante e l’artstyle si presta bene ad una storia ispirata alla caccia alle streghe medievale.

Purtroppo abbiamo trovato molto meno interessante scoprire il mistero dietro alla comparsa dei Maghi rispetto alla fuga dalle misteriose terre di Salt and Sactuary. La narrativa è la sezione dove Sacrifice non aggiunge nulla di nuovo alla formula Souls. Si scopre il background del mondo tramite dialoghi e descrizioni, tuttavia lo scarso focus artistico e creativo sulla costruzione estetica delle mappe limita enormemente l’investimento che può avere la storia. Piuttosto che un misterioso puzzle da scoprire, Salt and Sacrifice sembra una lista di spiegoni data da NPC privi di carisma.

salt & sacrifice

Come abbiamo accennato, non ho apprezzato le mappe del secondo titolo di Ska Studios. A differenza che in passato abbiamo ora un’esplorazione molto meno lineare che punta a farci scoprire i cadaveri dei Maghi dai quali iniziare la caccia (meccanica importantissima di cui parleremo a breve) senza un ordine preciso.

L’unica grossa limitazione che porta ad una linearità maggiore del gioco è data da una serie di porte sbloccabili solo dopo aver mangiato un certo numero di cuori di Mago. Questa idea ci è piaciuta. Aiuta a vendere la sensazione di essere un cacciatore piuttosto che un avventuriero diretto verso un obiettivo principale.  Le mappe in sé mantengono anche un’ottima interconnessione, con tanti shortcut e segreti da scoprire.

Salt and Sacrifice

Purtroppo il buon level design viene rovinato da due elementi. Il primo è l’assenza di un fast travel, il secondo è dato dalla “caccia” di cui abbiamo accennato poco fa. Per il primo punto c’è poco da dire: non è possibile teletrasportarsi a checkpoint precisi. Bisogna sempre partire da un punto fisso definito dall’entrata ad una certa mappa (i livelli sono ora separati nettamente, a differenza di quanto visto in passato).

Gli shortcut aiutano a alleviare la frustrazione dell’eccessivo backtracking, tuttavia non è sempre abbastanza. Inoltre c’è un elemento che non ho apprezzato per nulla. Chiudere il gioco teletrasporta all’hub principale. Questo significa che qualsiasi esplorazione verrà interrotta nettamente nel caso cambiaste gioco o spegneste la console. A peggiorare la situazione ci pensa la meccanica della caccia ai Maghi…la quale si resetta a sua volta tornando all’hub.

salt and sacrifice

Parliamo quindi della principale meccanica di Salt and Sacrifice, la caccia ai Maghi. Gran parte dei boss non saranno in arene fisse ma invece spawneranno in giro per la mappa e li si dovrà inseguire, facendo loro danno man mano per l’intera mappa. Questa idea è buona su carta ma presenta tre enormi problemi. Il primo riguarda l’atmosfera, completamente rovinata alla presenza di questi boss in luoghi casuali. La seconda è la ripetitività.

Seguire i Maghi aumenta maggiormente il già pesante backtracking, inoltre il gioco si aspetta che il giocatore combatta più volte i vari Maghi per avere più materiali di crafting. Ogni inseguimento è poi interrotto nel caso di ritorno all’hub di gioco. Non è quindi possibile né livellare, né potenziarsi, né spegnere il gioco durante una caccia. Il terzo problema risiede nel fatto che, dopo l’inseguimento, i Maghi diventano dei normalissimi boss. Generalmente hanno intorno al 20% di vita in meno e niente più. La caccia sembra quindi semplicemente una tediosa perdita di tempo.

Salt and Sacrifice

Privato dei punti di forza del prequel, (ottima mappa di gioco e atmosfera affascinante) Salt and Sacrifice dovrebbe reggersi completamente sulle proprie novità. Purtroppo non ho apprezzato queste scelte. Fortunatamente il gameplay rimane gradevole e gode di una maggiore varietà rispetto a Sanctuary. Anche in questo campo però ho notato vari problemi. Principalmente ho avuto l’impressione che l’intero gioco soffra di una mancanza di cura.

Spesso ci sono battaglie molto squilibrate, nemici tediosi vari problemi di posizionamento degli avversari, spesso causati dalla natura randomica della meccanica della caccia. Fortunatamente l’online funziona molto bene e sfruttarlo al meglio aiuta a migliorare l’esperienza. Infine da notare un’altra pessima localizzazione italiana, sulle orme del predecessore.


Salt and Sacrifice è un titolo che rischia molto e ammiriamo il coraggio del contenuto team di sviluppo. Rimane un gioco dal gameplay divertente, seppur frustrante. Purtroppo non riesco in buona fede a consigliarlo a chi non abbia adorato a follia il primo. L’online è funzionante e ci sono molte idee interessanti, ma i vari difetti elencati nel corso della recensione spingono l’ago della bilancia verso un’insufficienza. 

5

Pro

  • Il sistema di combattimento rimane tutto sommato solido
  • L'online migliora l'esperienza
  • Diverse idee originali...

Contro

  • ..implementate maluccio
  • Molto ripetitivo
  • Ad ampi tratti frustrante
  • Poco atmosferico
  • Pessima localizzazione
Vai alla scheda di Salt and Sacrifice
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