Up – Recensione Up

Le tre dimensioni battono tutti!

Ricordate i tempi in cui le magie dell’animazione passavano per fogli disegnati, tanta pazienza ed immagini in sequenza? Quanti sogni sono riusciti a stimolarci quei disegni in movimento, così tanto che ancora oggi, a distanza di ben più di vent’anni, osanniamo capolavori come Biancaneve, La Sirenetta, Bambi e un po’ tutti i primi lavori di maestro Disney. Poi, ecco il declino… Ci vollero i maghi della Pixar, nel 1995, a dare nuova linfa al mondo dei "cartoni animati". Toy Story rivoluzionò il concetto di film animato, aprendo la strada alla tecnologia della Computer Animation e del 3D. Da allora, molto meno lentamente di quanto può sembrare, l’animazione classica è stata soppiantata quasi interamente da quella tridimensionale. Ciò ha portato col tempo una marea di cartoni-cloni, imbastiti di effetti speciali ma poveri di contenuto. L’unica casa che sembra ancora in grado di fare magie pare proprio la Pixar, che si appresta a sfornare il suo ultimo film, UP.
Com’è ormai lecito attendersi di questi tempi, anche l’ultimo film Pixar diventa un videogame multipiattaforma di chiaro stampo promozionale, distribuito da THQ e sviluppato dagli Heavy Iron Studios. In questa sede esamineremo la variante per le console HD, ossia PlayStation 3 ed Xbox 360.
 

Volare con la fantasia… e non solo!

La trama del videogame riprende quasi interamente quella del film animato Pixar. Carl Fredicksen, vecchietto 78enne ex venditore di palloncini, ispirato in maniera geniale ai personaggi burberi e scontrosi di grandissimi attori comici come Walter Matthau, ha da sempre un grandissimo sogno nel cassetto: visitare tutto il mondo imbarcandosi in un’avventura senza precedenti. Purtroppo, tasse da pagare, crediti e bollette impediscono al buon vecchietto oramai in pensione di partire per un lungo viaggio. D’un tratto, però, un idea! Attaccati tutti i palloncini rimasti in soffitta sul tetto della casa, questa prende il volo, ed un felicissimo Carl si appresta così ad esplorare il mondo, ma non da solo: nella sua casa è infatti rimasto Russel, un bimbo di 8 anni che, per prendere la medaglia dei boyscout  "accompagnamento di vecchietto", stava cercando di convincere Fredicksen a lasciarsi aiutare nei lavori di casa.
Dopo una tempesta, i due approdano così in Sud America, dove incontrano uno strano cane parlante (dotato di un collare telepatico che gli dona la parola) di nome Dug, e Kevin, un incrocio di dimensioni pantagrueliche tra uno struzzo ed un pavone. Inizia così una strana quanto inconsueta avventura che sarebbe meglio non anticiparvi in nessun modo.
Pur seguendo la trama del film, comunque, il videogioco ce ne proporrà una versione striminzita e capibile solo per metà. La controparte videoludica è stata infatti ideata ad uso e consumo di chi ha già visto il film e vuole riviverne, in parte, le atmosfere. A questo proposito sono stati inseriti nuovi dialoghi, nuove gag ed una maggior presenza di alcuni personaggi che nel film hanno avuto poco spazio. Tutti gli altri ci capiranno veramente poco.

Lavoro di squadra

Dal punto di vista del gameplay, UP si presenta come un semplice ed intuitivo platform in tre dimensioni. Con il personaggio che andremo a controllare, sarà possibile saltare e colpire tramite un bastone o lo zaino, cosa che si rivelerà utile sopratutto per scovare molte monete disperse per i livelli. Se da questo lato tutto l’impianto può sembrare assolutamente incompleto e riduttivo, ecco che gli sviluppatori hanno pensato bene di sfruttare intelligentemente la presenza di due personaggi principali. Tutta l’avventura è stata infatti pensata per il lavoro di squadra, visto che la maggior parte degli ostacoli saranno superabili solamente in cooperativa. Come è accaduto per titoli ben più blasonati però (Resident Evil 5 è un chiaro esempio), non saremo obbligati a giocare assieme ad un altro giocatore (anche se la partita si rivelerà più divertente), ma potremo contare sull’intelligenza artificiale del gioco per toglierci dagli impicci (nonché sulla possibilità di cambiare personaggio controllato grazie alla pressione di un semplice tasto). In questi frangenti cooperativi sarà possibile spostare massi enormi, arrivare in luoghi troppo alti oppure riuscire a passare qualche luogo intricato.
 

Chi useremo, Carl o Russel?

Per rendere un tantinello più varia l’avventura, gli sviluppatori hanno pensato di dare ai due protagonisti delle peculiarità uniche. Carl potrà arrampicarsi tramite il suo bastone ed avrà più forza fisica, nonché un salto maggiore, mentre Russel sarà un esperto conoscitore dei luoghi e potrà camminare in equilibrio su stretti cornicioni di roccia.
Il vero problema del gameplay si rivela però sin dalle prime battute di gioco. Una concezione lineare sino alla nausea ci metterà di fronte ad enigmi e situazioni sin troppo facili e ripetitive. Se all’inizio potremo prenderci comunque gusto, a lungo andare troveremo frustrante l’ennesima corda per permettere a Carl di salire su un’altura, oppure la solita catapulta con la quale far saltare Russel. Solo in pochi frangenti sperimenteremo qualcosa di davvero nuovo, mentre per la quasi totalità dell’avventura dovremo fare sempre le stesse semplici cose.
L’unico intermezzo capace di smuovere un po’ le acque sarà rappresentato dai combattimenti, solitamente contro qualche boss. Nonostante tutto, comunque, le meccaniche sin troppo semplici e praticamente relegate alla pressione di un singolo tasto, renderanno la lotta noiosa e, com’è facile intuire, davvero monotona. Se poi a tutto questo ci aggiungiamo anche una facilità quasi imbarazzante snocciolata per sole 4-5 ore di gioco, ebbene, la frittata è fatta.
Tra tutte queste pecche, si salvano le brevi sessioni aeree che riusciranno a motivare il giocatore quel tanto che basta per portare a termine l’avventura.
A conti fatti, l’unica cosa che può risultare certa è la fascia di età alla quale il gioco è destinato, nonostante tutto, però, questo non basta per permettere di chiudere un occhio di fronte ad uno schema di gioco monotono e ripetitivo. Nemmeno la modalità multiplayer, semplicissima e non proprio originale, riesce a risollevare le sorti del titolo, che rimane comunque passabile.

Palloncini colorati

Graficamente parlando il titolo appare abbastanza godibile. Gli scenari e i personaggi del film Pixar sono stati riprodotti in maniera impeccabile, dal semplice apparire sino alle animazioni. L’unica pecca rimangono i modelli poligonali dei personaggi secondari, come mostri o animali della giungla. In questi casi si nota un lavoro molto meno curato di quello svolto sui personaggi più importanti. Sotto tono anche gli effetti speciali, assolutamente anacronistici in questa generazione di console HD. Tirare un colpo, spostare un masso o semplicemente spostare un po’ di terra quando si scivola su un cornicione, farà partire delle animazioni e degli effetti particellari assolutamente poco piacevoli. Nonostante questi piccoli difetti, comunque, la grafica si attesta su livelli passabili.
Una piccola curiosità: durate i caricamenti appariranno delle brevi e semplici nozioni sulla giungla Amazzonica. Informazioni del tipo: i coccodrilli in acqua raggiungono i 30km/h o giù di li. Niente di così strano, insomma, ma un’idea comunque simpatica. Sembra quasi di sentir parlare Russel durante una delle sue spiegazioni da scout tuttologo.
Parlando del sonoro, invece, non ci saranno musiche che si imprimeranno nella mente (nonostante siano riprese dal film). Una nota positiva rimane il doppiaggio italiano, per una volta passabile e bello a sentirsi. Peccato che molte frasi vengano ripetute sino alla nausea durante l’avventura vera e propria.
 

L’anaconda sembra molto affamato!

In conclusione

UP è un classico esempio di videogioco gadget atto solo ad accompagnare l’uscita del film dal quale trae origine. Un gameplay monotono, ripetitivo e poco ispirato non riesce ad invogliare il giocatore. Il fatto che sia un videogame dedicato ai più piccoli non si rivela un pretesto convincente per osservarlo in maniera più positiva.
Consigliato solo ai più piccoli che hanno amato alla follia il film Pixar e vogliono continuare a riviverne le atmosfere. 

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