Battlefield: Bad Company – Recensione Battlefield: Bad Company

Battlefield: Bad Company

L’approdo sulla nuova generazione di console da parte di una serie celebre su PC non è di certo un’impresa facile, ma se non vi lascerete convincere dal contrario, vi basti dare un’occhiata a ciò che la serie Battlefield ha portato su XBox 360 e PlayStation 3.
Un turbine d’azione, di edifici che crollano a suon di proiettili, e un sottofondo che rende giustizia al tono ironico che la trama porta con se. Da soli o in compagnia, per descrivere Battlefield: Bad Company non bastano solo queste poche parole.


The Bad Company ‘s really bad

Questo nuovo capitolo ci regala una novità in primis, rispetto ai suoi fratelli: una modalità a singolo giocatore con tanto di trama.
La Bad Company come metafora non è altro che una “bomba a mano”, dedita solo a far crollare tutto ciò che incontra. Vi troverete così ad impersonare Preston Marlowe che si ritroverà nella suddetta squadra, a comando dell’unico volontario, il Sergente Samuel D. Redford.
Non passerà molto prima che la Bad Company, di fronte ad una grande somma in lingotti d’oro, decida di rinunciare ai propositi nazionalistici per dedicarsi in definitiva al puro saccheggio e ai propri interessi.
La trama è certamente curata e presenta solo alcune sfaccettature mal riposte, si potrebbe dire che si appoggi su stratagemmi e tematiche narrative già affrontate da molti, tuttavia la caratterizzazione sfarzosa della Bad Company dona alla trama un certo rozzo fascino che si accattiverà gli amanti delle storie che amalgamano violenza ed ironia no-sense. Per quanto alla fine vi sia una certa vena di banalità, non si può comunque non riconoscere che questa presa di direzione contraria da sub-antieroe sia comunque ben concepita, nonché meno utilizzata negli ultimi titoli di questo genere sempre accompagnati da eroi patriottici.

 


I teatri di battaglia preparano alla calda atmosfera!
 

9 vite come i gatti

La prima persona alla base del gameplay non innova in modo visivo il genere, tuttavia il gioco si sforza per risultare originale ed innovativo nella sua struttura, e persino in quella neonata modalità a singolo giocatore.
Il titolo parte col farsi notare per il suo carattere realistico, ed è proprio questo che, se accompagnato da una qualsiasi forma di prevenzione, ci depisterebbe da quella che è la linfa vitale complessiva che muove l’intero gioco.
La trama è a sfondo realistico, la grafica è a sfondo realistico, la fisica apportata è realistica: questi sono i fattori che sono più generalmente aggettivabili come realistici. Ciò che invece non è affatto definibile propriamente realistico è l’approccio ironico della Bad Company nei confronti della guerra, e lo è anche la grande capacità di rigenerazione del protagonista . La motivazione che ha sicuramente spinto gli sviluppatori ad inserire un certo medikit inesauribile è stata sicuramente la possibilità, da parte del giocatore e dei nemici, di distruggere ogni elemento su schermo. Ed è proprio per l’aver messo in atto la realisticità fisica che DICE si è trovata costretta, al fronte di un Game Over altrimenti troppo frequente, ad aggiungere la possibilità di ritornare in forze tramite un oggetto di cui si ha una scorta illimitata.
La cosa non farà piacere ad alcuni puristi del genere, ma nonostante ciò, ogni giocatore si ritroverà a comprendere alla perfezione ciò che comporta prendere alcune scelte stilistiche, sarà quindi così che il medikit diverrà un fedele compagno.
La morte sarà in ogni caso possibile, tranquilli, d’altra parte vi ritroverete nel medesimo punto in cui siete morti dopo poco e nulla nel campo di battaglia sarà realmente mutato.
E sempre in tema di compagni, torniamo a parlare dei vostri commilitoni che purtroppo sono dotati di un’intelligenza artificiale davvero ben poco curata. Divengono così quasi di intoppo, assenti, inutili, tanto è che non vi sarà alcuna possibilità di interagire con loro. Se non altro, ci si dovrà accontentare della loro caratterizzazione.
I nemici che vi troverete ad affrontare sono anch’essi dotati di un’intelligenza artificiale per nulla articolata, ed è forse anche questo che rende questa “pseudo simulazione di guerra” non considerabile per il grado di sfida che ripropone. A tale lacuna, viene in soccorso la possibilità di selezionare la difficoltà.
Se ho menzionato la frase “pseudo simulazione di guerra” apportandola verso Battlefield: Bad Company vi è un motivo più che valido. Per quanto simulazione, il gioco tenta di riproporre l’atmosfera sul “chi va’ là” con un’aria frenetica donatagli non solo dalle grandi mappe, bensì anche dalla già menzionata possibilità di distruzione dell’ambiente (elementi necessari permettendo). Non vi è riparo che duri a lungo, i nemici sono ovunque, e per quanto limitati per intelligenza artificiale sapranno stanarvi dal vostro temporaneo nascondiglio; voi, d’altra parte, potrete fare altrettanto.
Tornando più sulle fondamenta che muovono questo FPS, si parla comunque di una struttura standardizzata ai parametri degli odierni e famosi esponenti del genere.
La limitazione dell’arsenale che è possibile portarsi appresso dona una certa enfasi al tono guerrigliero del gioco. Un’arma principale, una secondaria ed uno strumento: questo è ciò che potrete avere sotto mano. Nonostante la limitazione dell’arsenale personale, le armi presenti nel gioco sono molte e varie; e se ciò non bastasse, l’approccio con ognuna di queste è sempre ben diversificato.
Se non sapete poi accontentarvi delle armi da fuoco e degli strumenti, niente paura, ci sono i mezzi di trasporto. Mezzi aerei, acquatici o da terra, la scelta è varia e il loro utilizzo è implementato ai comandi in modo da rendere il tutto più fluido.

 


Ogni mezzo che ospiterà la Bad Company gode di un’ottima manovrabilità
 

Siamo in 2 ma è come esser soli

Non è possibile disconoscere l’impegno che è stato riposto nella modalità a singolo giocatore da parte degli sviluppatori, non si può quindi non anticiparvi come la modalità multiplayer sia un baluardo di preminenza. Tutto ciò che può non convincere nella modalità a singolo giocatore si affievolisce quasi scomparendo, rendendo così la modalità multiplayer sempre più vicina al pregevole.
Un monito è che all’inizio del gioco avrete una sola modalità selezionabile, ma sono già presenti altre modalità scaricabili online.
Per quanto concerne l’unico evento selezionabile, il tutto si allinea su chi ha l’oro e su chi lo deve conquistare. Due sono le squadre componibili, costituite da una dozzina di soldati ciascuna. Lo spirito di guerra aperta non svanisce di certo, e la squadra “attaccante” dovrà sforzarsi di inventare il modo in cui far saltare le casse d’oro appartenenti alla squadra avversaria.
Le altre modalità (scaricabili) sono quanto più diverso ci sia nei confronti della modalità a singolo giocatore, tra classi da scegliere e scontri più strategici la sfida è garantita.
Per quanto riguarda la qualità nei confronti del servizio online, sia su XBox Live che su PSN non vi sono particolari lamentele, a cui comunque vi è sempre una patch di riparo. 
  
 


Gli effetti particellari, un altro grande aspetto grafico del gioco
 

Soft-Jazz e Country Folk tra gli edifici distrutti

Il comparto grafico è gestito in modo fluido e il realismo è di casa, e non si può non menzionare il motore grafico proprietario Frostbite che gestisce alla perfezione la continua distruzione degli edifici.
Ambientazioni, personaggi, armi e mezzi sono anche loro tutti ben caratterizzati e convincenti, nonostante la varietà di alcuni elementi dia a desiderare.
Se non terrete il volume dei vostri televisori troppo basso, se non muto per non infastidire i vicini, noterete una continua profusione di canzoni dallo stile impeccabile e dedite a sdrammatizzare l’atmosfera in favore dell’atteggiamento scanzonato di trama e protagonisti.
Gli effetti sonori sono ciò che però impressioneranno tutti, la loro precisione e aderenza alla realtà danno fluidità e realismo a ciò che l’occhio vede.
Un’ultima nota per quanto riguarda il comparto audio è riferita al doppiaggio, la localizzazione in lingua italiana è sicuramente degna di nota, forse alcune scelte sono azzardate ma nulla andrà veramente a stonare.
Infine, se si parla di longevità, si parla di tante ore di divertimento in singolo, e finché la noia o il nuovo non sopraggiungono le ore che spenderete nelle modalità multiplayer saranno davvero molte.

 


Purtroppo l’I.A. nemica non è nemmeno vicino alla media
 

Solo per i cattivi 

L’arruolamento alla Bad Company è consigliato solo agli amanti delle simulazioni di guerra, e a coloro che sono principalmente stati attratti o si sono comunque interessati a ciò che sopra è stato scritto: un gioco ad alti livelli per quanto concerne le sfide multiplayer, anche grazie ai contenuti scaricabili, ed un’interessante modalità singolo giocatore che si farà apprezzare per le scelte coraggiose che sono state fatte da DICE.
Se il titolo dai protagonisti più spregiudicati di questo tempo non vi attrae, vi si consiglia di passare oltre, un valido esempio di ciò che vi trovate avanti è nel dirvi che è del tutto simile ai recenti titoli della serie Call of Duty. Non vi è una profondità tecnica elevatissima ma vi è un’atmosfera particolare, sorretta su di un comparto valevole e una grande quantità di ore di gioco.
Battlefield: Bad Company non è per tutti, è solo per i più cattivi!

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