Bayonetta – Recensione

Over the top

Il titolo di questo paragrafo è un’espressione Inglese usata per definire qualcosa di ridicolmente esagerato, rocambolesco e frenetico; in una parola: eccessivo.

Ed è l’espressione più adatta per definire un gioco come Bayonetta, l’ultima creazione di Hideki Kamiya, il game developer noto per aver creato Devil May Cry, Viewtiful Joe, Okami e aver partecipato allo sviluppo di molti altri famosissimi titoli. Titoli dai quali Bayonetta si distacca profondamente, sebbene allo stesso tempo ne attinga a piene mani; è impossibile infatti recensire questo gioco senza fare paragoni con il suo fratellastro DMC, al quale è pesantemente ispirato: le movenze della protagonista, il suo atteggiamento sbarazzino e arrogante ma al contempo estremamente accattivante portano subito alla mente l’ormai immortale Dante, protagonista appunto di quella che è una delle serie di giochi d’azione migliori di tutti i tempi. Dante stesso è stato protagonista nella sua esistenza di alcune cutscene così esagerate da rasentare il ridicolo, ma Bayonetta si fa beffe del cacciatore di demoni e si esibisce in sequenze ancora più caotiche e spettacolari, complice il grandissimo lavoro svolto dagli sviluppatori, che si sono visibilmente sforzati di sfruttare al massimo l’hardware delle console su cui lavoravano. Ma l’aspetto visivo non è il solo in cui Bayonetta eccelle..

Bayonetta non perdona

Stregati

Bayonetta gode di un aspetto tecnico veramente eccellente: la grafica è spettacolare, così come (come dovrebbe essere naturale per un gioco d’azione) le animazioni sia della protagonista che dei nemici. I livelli sono costruiti con estrema attenzione al dettaglio, a parte pochissime eccezioni, e sono tutti molto realistici e ben strutturati, sebbene parecchio lineari.

Il grado di interazione con l’ambiente circostante è piuttosto alto, e non sono molti gli elementi che rimangono invariati dopo una feroce battaglia fra Bayonetta e le schiere paradisiache, soprattutto considerando la spettacolarità di alcune mosse, che coprono un ampio raggio.

I livelli stessi sono molto dinamici, e sebbene capiti di dover tornare sui propri passi, raramente essi mantengono l’aspetto che avevano la prima volta che li abbiamo visti; la distruzione segue Bayonetta ovunque vada, spesso in forma tangibile, e le conseguenze sono sempre molto coreografiche.

Un grande numero di mosse a disposizione della protagonista comporta anche un grande numero di animazioni, e il gioco non delude sotto questo punto di vista: premere una combinazione di pulsanti che non si era mai sperimentata prima può portare a risultati sorprendenti, anche se ai livelli di difficoltà più bassi ci si potrebbe trovare a utilizzare sempre le stesse mosse.

Neanche il character design fallisce nel soddisfare il giocatore: sebbene Bayonetta stessa sia un tantino troppo sproporzionata per risultare veramente attraente, i nemici che le tocca affrontare sono sempre visivamente fantastici; un mix di angelico e infernale: l’aspetto celestiale esterno dei boss  ne nasconde spesso uno molto più terribile e grottesco, a rispecchiare la dualità che fa da tema al gioco.

In definitiva, Bayonetta è una gioia per gli occhi dall’inizio alla fine, sebbene siano presenti alcune discutibili scelte di design, come il fatto che la maggior parte dei filmati non mostrano personaggi in movimento ma sono praticamente delle slideshow con i protagonisti completamente immobili. Nonostante queste piccolezze, tuttavia, il gioco si mantiene interamente molto sopra la media, regalando una delle esperienze più visivamente affascinanti di questa generazione.

I nemici. A voi decidere se sono angeli o mostri

To kill a god

Per quanto spettacolare possa essere la grafica di Bayonetta, l’aspetto migliore del titolo è sicuramente il suo gameplay. Come menzionato, attinge a piene mani da altri giochi d’azione quali DMC, ma ne migliora alcuni aspetti, rendendolo veramente essenziale per chiunque si definisca fan dei giochi d’azione.

Per cominciare, se Dante utilizza solamente entrambe le braccia per farsi strada fra orde di nemici assetati di sangue, Bayonetta sfrutta tutti gli arti a sua disposizione, rendendo possibile equipaggiare armi anche alle sue gambe. In che modo ciò migliora il gameplay senza rendere il tutto una pagliacciata? Beh, innanzitutto Bayonetta è più agile di Dante e molto più flessibile di lui: alcune sue mosse la vedranno eseguire posizioni veramente improbabili, come mettersi in piedi sulle mani e cominciare a roteare sparando dalle pistole che ha sui piedi; è possibile inoltre combinare attacchi di mani e piedi in maniere fulminea e scorrevole, semplicemente sperimentando tutte le possibile combinazioni fra il tasto Y e il tasto B (o Triangolo e Cerchio per i possessori di PS3): le mosse a disposizione sono veramente tantissime ed è possibile creare combo molto coreografiche semplicemente premendo i pulsanti a caso (quanto poi siano effettivamente efficaci in battaglia è un altro discorso..). È inoltre possibile “sospendere” ogni attacco tenendo premuto il relativo pulsante per far fermare Bayonetta e farle sparare dall’arto che stava utilizzando per detto attacco. In DMC, una simile possibilità sarebbe ridicola, poiché il danno provocato dalle Ebony & Ivory di Dante è sempre e comunque ridicolo, ma in Bayonetta la potenza delle pistole Scarborough Fair risulta molto comoda in più situazioni, e riescono persino a fornire un aiuto effettivo contro boss e nemici volanti. Se però in DMC era necessario premere più volte il pulsante di sparo per vedere gli avversari colpiti da una tempesta di proiettili, qui basta tenere premuto il pulsante e mettersi comodo aspettando che la barra della vita dei nemici si svuoti. Chiaramente però ciò porta via molto più tempo che semplicemente colpirli con le varie armi a disposizione, e comunque chi compra un gioco d’azione per sparare ai nemici?

Un’altra fondamentale differenza da DMC sono i QTE, presenti in abbondanza in Bayonetta, sebbene in contesti molto variegati. Non mancano i soliti “ruota lo stick analogico per far girare la piattaforma” alla God of War, ma Bayonetta dispone anche di “fatality” molto in linea con il suo personaggio, chiamati “Attacchi torturanti”: una volta immobilizzato e posto il nemico su un macchinario da tortura fatto apparire dal nulla, il giocatore dovrà provvedere a premere un bottone come un forsennato per aumentare la potenza dell’attacco e magari guadagnare qualche aureola (la valuta del gioco) extra. Nelle battaglie contro i boss non ci sono Attacchi torturanti ma “Apoteosi”, attacchi finali che sfruttano l’abilità di Bayonetta di evocare demoni infernali usando come tramite i suoi capelli: detti demoni usciranno da portali e provvederanno a fare a pezzi il cattivo di turno, spesso in modo molto cruento ma sempre spettacolare, starà al giocatore aumentare i “Megatoni” e fare in modo che l’attacco frutti più aureole possibile.

Alcuni QTE sono veramente impietosi: richiedono un tempismo perfetto e chi sbaglia viene punito con la morte: se mirate a un trofeo di Platino vi toccherà ricominciare il livello.

  Il “QTE” usato più di frequente rimane comunque il Sabba Temporale: lo si attiva premendo RT appena prima (e dopo aver comprato un certo upgrade, anche durante) un attacco nemico; a quel punto il tempo rallenta per un breve periodo consentendo di massacrare gli avversari con più efficacia. Ne viene fatto un uso piuttosto creativo grazie agli enigmi sparsi per il gioco, anche se fondamentalmente non sono molto diversi l’uno dall’altro: si tratta quasi sempre di ricostruire delle statue magiche che se attivate fanno scendere dal cielo un fulmine che colpisce Bayonetta, a questo punto premendo RT al momento giusto il tempo rallenta consentendo di raggiungere aree precedentemente inaccessibili. Il tutto funziona bene, ma è forse un po’ ripetitivo.

  La varietà nei combattimenti è comunque garantita dalla grande quantità di armi presenti, ottenibili raccogliendo dei dischi di vinile lasciati dietro dai nemici sconfitti: a quel punto basta accedere a Le Porte dell’Inferno (il negozio del gioco) per consegnarli automaticamente al gestore e ricevere in cambio una nuova, devastante arma. È quindi possibile equipaggiarla a un arto qualsiasi (anche se sarà effettivamente possibile usarne solo una alla volta, per poi cambiarla a piacimento con il tasto LT) e creare combo molto variegate. Le armi infernali non sono però le uniche a poter essere utilizzate: ogni tanto i nemici sconfitti lasceranno dietro di sé le proprie armi, che voi potrete raccogliere e sfruttare per massimizzare il danno ottenuto dalle combo; e ancora ne riceverete completando il gioco a livelli di difficoltà più alti o portando a compimento imprese come finire 100 capitoli in difficoltà normale o superiore.

A differenza di DMC, non c’è un indicatore di stile, ma il gioco tiene conto di ogni colpo sferrato usando i vari arti, e l’efficacia delle combo andrà a influire sul risultato finale. È possibile infatti ottenere alla fine di ogni “Verso” (che praticamente sono le battaglie) una valutazione basata sul tempo impiegato a finire i nemici e sulla quantità di danni ricevuti, e alla fine del livello le valutazioni dei vari versi andranno a fare media e otterrete il risultato finale, dal peggiore al migliore: Pietra, Bronzo, Argento, Oro e Platino (per i migliori, c’è anche il Platino Puro).

Il gioco conta anche un paio di sequenze non d’azione inserite alla bell’e meglio nel corso del gioco, che purtroppo non sono realizzate in modo eccellente: in esse vedremo Bayonetta a bordo di una motocicletta che sfreccia su un’autostrada e anche in volo a bordo di un razzo. Non sono alla pari del resto del gioco, ma non dispiacciono e non durano nemmeno troppo.

  Il gioco in sé non è estremamente longevo, i più navigati lo completeranno in meno di dieci ore, ma il vero valore di Bayonetta sta nella sua rigiocabilità: si viene continuamente sfidati a completare il gioco in modalità sempre più difficili, per sbloccare materiale aggiuntivo come costumi o altri personaggi, oltre al guadagnare abbastanza aureole per poter comprare tutti gli accessori e le tecniche, decisamente abbondanti.

Molte combo conducono a delle mosse finali altamente scenografiche e potenti

Fly me to Heaven

La colonna sonora è un altro dei punti forti del gioco, sebbene molto differente dal rock di DMC. Bayonetta propone una serie di tracce jazz che tutto sommato si sposano bene con l’atmosfera generale del gioco, sebbene ad alcuni potrebbero non risultare gradite. Il risultato dell’unione fra azione sfrenata e musica fondamentalmente calma lascia tuttavia una buona impressione, se non altro per la voglia di fare qualcosa di nuovo.

Il doppiaggio è ottimo: le voci sono semplicemente perfette e la recitazione soddisfa nonostante sia in alcuni casi eccessiva (come l’accento di Cereza), ed è un bene che il gioco non sia doppiato nella nostra lingua: sarebbe stato estremamente difficile trovare una doppiatrice che potesse doppiare efficacemente Bayonetta, caratterizzandola bene quanto Hellena Taylor. In generale, anche gli effetti sonori sono più che decenti; gli sviluppatori sono persino arrivati a creare una lingua a parte da far parlare agli angeli. Decisamente più che sufficiente.

Combattere mostri del genere ascoltando jazz è certamente un’esperienza unica

Il risveglio della strega

La trama vede Bayonetta avventurarsi nella città europea di Vigrid per scoprire di più sul suo passato: ella ricorda infatti soltanto di essersi svegliata da un lungo sonno 20 anni prima in una bara sul fondo di un lago. Più il giocatore progredisce, maggiore è la quantità di informazioni che vengono alla luce sulla protagonista, come il fatto che anticamente faceva parte di uno dei due clan che controllavano l’equilibrio del mondo, ovvero i clan delle Streghe di Umbra e dei Saggi di Lumen: un giorno questi clan, che avevano l’obbligo di svolgere i rispettivi compiti senza mai venire a contatto l’uno con l’altro, sparirono sotto circostanze sconosciute, e sta appunto al giocatore svelare l’arcano, semplicemente giocando.

A un’analisi superficiale la trama può apparire scontata e banale, ma la cura riposta in questo aspetto del gioco è evidente, soprattutto per via del fatto che sparsi per il gioco si trovano numerosi appunti il cui scopo è approfondirne l’universo. Detti appunti contengono veramente molte informazioni, anche su cose che con il gioco stesso non hanno niente a che fare, e riescono a soddisfare i più assetati di sapere. C’è però da dire che anche la trama potrebbe risultare non gradita a chiunque. I personaggi comunque rimangono molto ben caratterizzati e nonostante tutto facili da inquadrare.

A differenza di DMC, il doppio salto è disponibile da subito

Più che magia

Bayonetta è stato inizialmente sviluppato da Platinum Games su Xbox360; solo successivamente a Sega è stato dato l’incarico di creare il port per PlayStation 3. Questo spiega le ovvie differenze in grafica e frame-rate fra le due versioni: il gioco raggiunge il massimo splendore sulla console Microsoft, pur rimanendo un’eccellente scelta per gli appassionati di giochi d’azione che possiedono solamente una PS3.

Si tratta di un gioco capace di appassionare chiunque impugni il controller per svariate ore: la rigiocabilità è immensa, e una volta cominciato vi sarà veramente difficile staccarvene finché non avrete provato ogni modalità disponibile.

Il lavoro svolto da Platinum Games è assolutamente impressionante, e sicuramente questo gioco rimarrà nella memoria di tutti come pietra miliare dei giochi d’azione.

Un acquisto assolutamente consigliato.

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