Burnout Revenge – Recensione Burnout Revenge

Burnout resta sempre Burnout

Cambieranno anche le generazioni, ma lo stile estremo e folle che caratterizza la serie è ben lontano dall’essere accantonato.
Il primo Burnout che debuttò sulla old gen (PS2, Xbox) fu una vera e propria rivoluzione per i giochi di guida a stampo arcade, introducendo per primo velocità estrema, adrenalinici incidenti stradali, e un impianto sonoro da urlo.
I due seguiti,(Burnout 2 e Burnout 3: Takedown) si sono limitati a rimescolare le carte, introducendo poche ma gradite novità, come gli spettacolari Takedown del terzo episodio, una veste grafica in costante miglioramento che è riuscita ad alzare i limiti raggiungibili dall’ormai limitato hardware della scorsa generazione di console.
Ora la serie è giunta al suo quarto capitolo e si presenta, sulla nuova console di Microsoft, sottotitolata da un "aggressivo"  Revenge.


"Scusi dov’è il freno?"

Revenge non parte alla grande.
Revenge decolla.
Nei primi momenti di gioco l’ancora ingenuo apprendista Burner è introdotto da un filmato che mette subito in evidenza la coinvolgente colonna sonora, per poi passare ai menu principali, introdotti dal rombo assordante delle auto, che per chi ha un buon impianto stereo o un impianto Dolby Sorrund 5.1, si trasformerà presto in gioia per le orecchie.
Nel menu principale ci troviamo di fronte a diverse scelte: possiamo intraprendere il Tour Mondiale, vero e proprio cuore del gioco, una partita veloce o una gara online, oltre a tutte le varie opzioni secondarie come la cineteca, le opzioni e le statistiche.
Questo è il momento dove il giocatore che non ha mai seguito la serie sceglie una partita veloce, dopo pochi secondi inizia a giocare, prende una curva troppo veloce, si schianta e non lascia più il joypad per le prossime quattro o cinque settimane!
Per chi non lo sapesse infatti, Burnout è sempre stato, oltre che un gioiello di grafica e giocabilità, uno spettacolo.
L’attenzione per i dettagli durante gli incidenti, le sregolatezze di fronte agli autovelox, velocità esagerate che non ti fanno capire più nulla, esplosioni, botti, schianti evitati, duelli al cardiopalma, slow motion sempre al momento giusto, cura per ogni singolo aspetto delle gare e tanto altro ancora sono caratteristiche, unite ad una giocabilità semplice e immediata, capaci di catturare subito qualsiasi giocatore, riducendolo a un Burn-dipendente o un "Burn-IN", conscio del fatto che sarà difficile smettere.
Questo è ciò che ci si deve aspettare alla prima dose di Burnout Takedown.


"Credo che sia quello a destra, ma non l’ho mai usato!"

La grafica mette in evidenza il buon lavoro fatto dal team di sviluppo, che seppur trattandosi di un porting dalle console di vecchia generazione, riesce a donare al giocatore un’impressionante sensazione di realismo, che in alcuni momenti riesce davvero a meravigliare.
Gran parte del merito è riconducibile all’alta definizione che mette in luce tutti gli effetti particellari, miriadi di effetti secondari come il BLUR, o l’HDR.
Il motore grafico risulta capace, oltre che di muovere una quantità elevata di traffico per le strade, di gestire migliaia (letteralmente) di frammenti che scaturiscono dai violenti scontri con disinvoltura, senza mai inciampare in rallentamenti nemmeno nelle sezioni più affollate.
Il dettaglio per gli altri elementi dello scenario come auto o circuiti si mantiene allo stesso alto livello, anche se dalla nuova generazione sarebbe opportuno aspettarsi macchine con più poligoni "a bordo", insieme a texture in una risoluzione più alta; come succede nel caso del traffico, durante improvvisi zoom, alcune delle immagini tendono a "sgranarsi".
La qualità dell’asfalto è invece altalenante, alcuni tracciati presentano strade da lode, che sfumano realisticamente a causa dell’alta velocità, mentre in altri circuiti l’asfalto è molto meno dettagliato, presentando texture a bassa risoluzione.
Sempre riguardante i tracciati vanno segnalati una grande attenzione per gli sfondi, che incantano il giocatore in più di un’occasione e l’elevatissimo numero di oggetti e particolari con cui il giocatore può interagire, che si rendono molto utili anche ai fini del gameplay.
In fin dei conti, anche se minata da alcuni difetti, la veste grafica del titolo si presenta all’altezza del non facile compito di "reggere" un titolo esagerato come Burnout.


"Vabbé, tiro quello a mano…"

Il Tour Mondiale ci mette davanti più tipi di prove dalle semplici gare contro gli avversari, per passare dalle gare di schianto, ovvero a chi fa più "casino" (non c’è una parola migliore per descriverlo) all’interno di un trafficatissimo incrocio di città, fino alle gare contro il traffico, che hanno il solo obiettivo di spaccare tutto quello che c’è di fronte a voi che abbia quattro ruote e un motore.
Proprio nella modalità principale di burnout vengono fuori anche i suoi principali difetti, ovvero la sua ripetitività che alla lunga stanca.
Infatti sono presenti dieci classi, all’interno di ogni classe ci sono diverse prove da affrontare, si parte dalle 12 del grado INNOCUO fino ad arrivare alle 35 dell’ultima classe FLAGELLO.
Se giocate Burnout così alla leggera, passeranno relativamente in fretta, regalandovi solo dieci ore di gioco, ma la vera sfida del burner è il raggiungimento degli obiettivi del gioco, che premieranno la vostra performance ogniqualvolta terminerete tutte le gare di una classe al livello PERFETTO, un tipo di sfida abbastanza arduo che solo i più pazienti e determinati giocatori riusciranno a portare a termine, conquistando una miriade di punti G e l’ambitissimo titolo di LEGGENDA BURNOUT.
Il problema è resistere, le gare si faranno sempre più difficili ed impegnative,e completarne una a livello perfetto (dalla classe 6 in poi) potrà richiedere fino a una trentina di tentativi.
Fortunatamente a risollevare il gioco dalla monotonia degli eventi c’è un multiplayer divertente e ben strutturato, che aggiunge molte ore di divertimento al gioco, grazie ad altri piloti capaci di mettere davvero il "pepe" nelle corse.
Dal punto di vista del sonoro il gioco eccelle, regalandoci una colonna sonora strepitosa ed effetti da urlo, tali da spaventare il giocatore con le improvvise collisioni dei mezzi.


"E ora di nuovo a tutto GAS!"
 

La serie Burnout, anche sulla  nuova 360, procede dritta lungo la sua vecchia strada, migliorando il contorno arricchendo la già appetitosa veste grafica, ma lasciando inalterata dal capitolo precedente quasi tutta la parte relativa al gameplay, con pochissimi miglioramenti e modifiche.
Questo può essere visto sotto molteplici punti di vista: i nuovi giocatori saranno felicissimi di giocare un prodotto così raffinato e perfezionato durante gli anni, gustandosi tutte quelle caratteristiche che hanno reso unica la serie.
D’altro canto i fan della serie Burnout si troveranno davanti un prodotto dal gameplay identico a quello del predecessore, tranne che per l’aggiunta del cosiddetto sistema Revenge e altre piccole modifiche.

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