Time Crisis: Razing Storm – Recensione Time Crisis: Razing Storm
Prima di iniziare a parlare di Time Crisis Razing Storm, è d’obbligo fare una piccola digressione su quello che è probabilmente il passato comune di chiunque stia leggendo queste righe: la sala giochi. A pensarci bene tutto ciò che c’è di videoludico deve le sue origini al PC e il suo successo alle sale giochi, ma Time Crisis é uno di quei titoli che senza le video console a gettoni sarebbero potuti non esistere più al giorno d’oggi.
Sarà capitato a chiunque qualche volta nella vita di sparare a degli zombie o terroristi impugnando una pistola: quest’ultima di plastica, ovviamente, e il tutto attraverso uno schermo in una sala giochi. Per la maggior parte di questi, il gioco grazie al quale passavano ore davanti a uno schermo era proprio un Time Crisis. Al giorno d’oggi il parco titoli degli sparatutto arcade è sicuramente vastissimo, ma i titoli migliori sembrano rimanere gli stessi e Time Crisis è sempre stato uno di questi. Razing Storm, tuttavia, si presenta al giocatore come qualcosa di più, e se prima questo genere poteva sembrare riservato ai fan storici, quest’ultima edizione cambia le carte in regola e tenta di accontentare anche i novizi. Se infatti si considera Time Crisis Razing Storm (RS) come acquisto in Blu-Ray Disc (BD), bisogna sottolineare che all’interno non si trova solamente uno ma ben tre giochi, con annesse modalità extra. Oltre a RS, infatti, il giocatore può scegliere di gettarsi nelle avventure dei pirati con Deadstorm Pirates o di rivivere vecchie emozioni con la modalità Arcade di Time Crisis 4. Un trio per tutti i gusti quindi, che offre tutte le gioie dell’Arcade insieme alla libertà d’azione di un classico FPS: RS infatti, pur presentando diverse modalità al suo interno, concentra tutto il suo meglio sulla storia principale, l’unica dell’intero BD ad esplorazione libera.
Che Time Crisis voglia fare concorrenza ai soliti Battlefield e Call of Duty??
Fra Arcade e Sparatutto
Per quanto anche Time Crisis 4 poteva contare su una modalità FPS libera, di certo non puntava su quella: il gameplay, piuttosto scarno, non poteva competere con quello più lavorato dell’Arcade Mode e difatti in pochi (tra chi non ha giocato al titolo) ne conoscono la stessa esistenza. Razing Storm invece si presenta al pubblico come se consapevole di non poter conquistare tutti con il solo Arcade, quindi stavolta lo fa forte di un maggior supporto al sistema di gioco: il Playstation Move, infatti, costituisce forse la periferica che Namco Bandai stava aspettando di più, in grado di dare una maggiore resa rispetto al più anziano controller G-Con 3 e soprattutto più diffusa grazie al supporto con altri titoli Playstation 3.
Il Move dunque, che nonostante alcune critiche rivolte a qualche difficoltà nel ricaricare o nell’eseguire azioni speciali, sicuramente si pone come il dispositivo di mira più adeguato e "rapido" sul quale questo genere di gioco possa contare.
Per chi invece deve accontentarsi del classico controller, tuttavia, la moltitudine di modalità inserite in questa collection e la disponibilità del gioco online rimangono comunque degli ottimi motivi per dare a Razing Storm un’opportunità.
Solo nel titolo principale infatti è possibile scegliere tra Modalità Arcade, classico sparatutto a binari diviso in stage, Modalità Storia, vero e proprio FPS ad esplorazione libera, Modalità Online (con i vari Deathmatch singoli o a squadre, Cattura la Bandiera, ecc…) e Modalità Sentinella; quest’ultima consiste in diverse manche nel quale il giocatore deve fare da cecchino tentando di colpire i prigionieri in fuga e fermare così la rivolta all’interno del penitenziario.
Arcade mode di Razing Storm: un gran baccano
e nemici tutti uguali che fissano immobili la morte
Per quanto assurdo, il punto debole di questo titolo è proprio la modalità Arcade: se in Time Crisis 4 un minimo di tessuto narrativo veniva ancora fornito, iniziare l’Arcade in Razing Storm senza aver prima giocato la Storia equivale a bendarsi e iniziare a sparare alla cieca: animazioni disarmanti, ambientazioni scarne, graficamente pessimo, nessuna narrazione adeguata né background, nessun senso logico. Nei primi livelli i nemici rimangono in gran massa davanti ai propri occhi, quasi sempre senza riparo, il più delle volte fissando il giocatore senza muovere un muscolo, mentre più avanti con gli stage ci si ritrova costretti a colpire decine e decine di missili a lunghissima distanza che sfrecciano rapidissimi contro la propria posizione, rendendo quasi impossibile l’impresa. Una difficoltà mal bilanciata, quindi, ma anche una generale superficialità tecnica che trasforma l’intera modalità di gioco in un’enorme scontro a fuoco senza tregua né regole, aiutata in questo da un sonoro caotico e grezzo che serve solo a creare maggiore confusione nella testa del giocatore.
Per una modalità che viene bocciata, però, un’altra che invece sorprende e si presenta come vero nucleo principale dell’intero BD: la Storia.
I presupposti della trama purtroppo sono sempre gli stessi e i personaggi stereotipati: un’unità di forze speciali viene inviata in Sud America per combattere la rivoluzione armata guidata dal generale Paulo Guerra, armaiolo megalomane con la passione per la morte, il quale vanta al suo seguito un’armata di terroristi ribelli decisamente numerosa. Ovviamente i super soldati sono stati chiamati per salvare il Presidente (guarda caso rapito) e per eliminare lo stesso Guerra: per riuscirci però dovranno affrontare numerose prove, superare diversi imprevisti e arrivare persino a sacrificare i propri compagni e la propria vita.
Nonostante la scarsezza di originalità, la narrazione procede liscia supportata da un gameplay semplice ma efficace che riesce ad alternare sessioni frenetiche ad altre più stealth, senza dimenticare i grandi scontri (boss e simili) o le varie corse contro il tempo. Il peggior difetto di questa modalità è senza dubbio la sua brevità, davvero esagerata se rapportata alla rapidità con la quale il gioco cambia armi, scenari e obiettivi in gioco. Tuttavia, pur estinguendosi velocemente, rimane sicuramente il punto più alto di questo titolo, insieme all’Online.
Tipica rappresaglia: ci si nasconde dietro un riparo per poi mirare e colpire in fretta i nemici
L’Online, che presenta una struttura classica fatta di stanze, con modalità e scenari diversi di gioco, non vanta una presenza eccessiva di giocatori, tuttavia non si rivela nemmeno deserto e anzi la presenza di Italiani al suo interno è piuttosto alta rispetto alla media. Tra Deathmatch, Deathmatch a squadre, Cattura la bandiera e Re della Collina, il gioco tramite etere si mantiene interessante soprattutto grazie al suo sistema di crescita, uno spunto quasi GDRistico grazie al quale salendo di livello si aumentano resistenza, vita, danni inflitti e si guadagnano abilità speciali che, una volta equipaggiati, possono fornire diversi bonus (da più munizioni a caratteristiche migliori).
Tutto questo, per quanto non ci si trova di fronte a un Call of Duty, aiuta a mantenere alto l’interesse e spinge il giocatore a fare gavetta ai livelli più bassi per poi migliorare con l’esperienza e divertirsi sempre di più ai livelli più alti: considerando la monotonia a lungo andare dell’Arcade e la brevità della modalità Storia, questo tipo di Online è il seguito naturale di Razing Storm e ciò di cui questo gioco aveva veramente bisogno.
Deadstorm Pirates e Time Crisis 4
Tornando alla schermata principale del titolo, possiamo vedere che la collection di Namco Bandai vanta altri due giochi: Deadstorm Pirates e Time Crisis 4 ver. Arcade.
Il primo, un’avventura di pirati che lottano contro pirati zombie per trovare un tesoro, é un Arcade con dei binari molto fissi e caratterizzato dal fatto che le armi dei protagonisti non hanno bisogno di ricaricare: un continuo sparatutto dunque, che sin dalle prime sessioni di gioco si dimostra piuttosto caotico. Si può giocare anche in due contemporaneamente, anzi è praticamente necessario, in quanto la potenza di fuoco di un solo giocatore difficilmente basta nel momento in cui viene fatto qualche errore.
La trama è abbastanza comune ma il gameplay è il punto più basso: dover sparare sempre con la stessa arma, di continuo, senza doversi preoccupare delle munizioni o dei caricatori e contro le stesse orde di nemici stage dopo stage rappresenta quella che viene chiamata "monotonia". Divertente i primi minuti di gioco, poi si capisce perché all’interno della collection é un titolo secondario.
Deadstorm Pirates a due giocatori: essenziale per non trovarsi sempre in inferiorità numerica
Time Crisis 4 ver. Arcade invece è su un altro livello: tutto quello che manca in Deadstorm Pirates qui diventa spesso un elemento principale: trama (seppur stereotipata), armi multiple, munizioni da razionare, binari più liberi (col giocatore che spesso deve proteggersi da più lati), sessioni sempre diverse (in fuga, in elicottero, infiltrazione, ecc…) e nemici più vari. La qualità di questo titolo non é affatto bassa, tuttavia appartiene ad un gioco già stato sugli scaffali tempo fa, il che lo rende per i più un mero già visto: per tutti gli altri, un’ottima occasione per provare un Arcade valido, seppur anch’esso breve.
Game over
Se state conservando gelosamente i vostri risparmi in vista di un gran gioco, Time Crisis Razing Storm non è quello che stavate aspettando. Nel panorama Arcade fa la sua figura, soprattutto grazie a Time Crisis 4, ma a parte questo, un Online discreto e una modalità FPS libera soddisfacente ma breve, questo titolo non offre più nulla. Graficamente non è il massimo, sonoro a volte troppo caotico e nella maggior parte dei casi gameplay monotono: solo pochi elementi meritano attenzione, ma cadono troppo presto vittime di una longevità inesistente.
I fan lo troveranno magnifico, forse; tutti gli altri riusciranno a sopravvivere senza.