L’importanza di chiamarsi Yoshi

Su Nintendo Switch arriva un dinosauro mai banale che ha, per nostra fortuna, rifiutato di estinguersi.

A breve verrà rilasciato sul mercato Yoshi’s Crafted World, titolo per Nintendo Switch dedicato al piccolo dinosauro verde della casa della grande N. Per l’occasione ci sembrava giusto offrirvi una retrospettiva su Yoshi, mascotte fondamentale di casa Nintendo che spesso viene sottovalutata o non compresa appieno.

Era il 1990 quando nel quarto titolo della serie Super MarioSuper Mario World per SNES – debuttava un dinosauro verde cavalcabile di nome Yoshi; alcuni anni prima, la Divisione 1 della Nintendo Research & Development aveva già tra le sue idee quella di introdurre una cavalcatura per Mario ma i limiti della piattaforma dell’epoca (proprio quel NES che tanto è caro alla casa di Kyoto) ne posticiparono lo sviluppo. Fu quindi il 1990 l’anno del debutto: ideato da Shigefumi Hino, Yoshi inizialmente doveva essere una rivisitazione delle amate tartarughe Koopa, salvo poi essere modificato nell’aspetto proprio grazie ai suggerimenti di Shigeru Miyamoto, padre di Super Mario World ma anche di Devil World. Proprio l’influenza del Tamagon – il protagonista di Devil World – fece acquisire a Yoshi una grande importanza agli occhi dei piani alti di Nintendo, i quali decisero che Super Mario World doveva essere il trampolino di lancio perfetto per il nuovo grande personaggio da affiancare all’idraulico Mario.

Yoshi

Il periodo storico in cui Yoshi debuttò è un elemento fondamentale per capire quanto il dinosauro verde sia cruciale in casa Nintendo. A cavallo tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 il mercato videoludico era sostanzialmente diviso tra Nintendo e SEGA, le quali si davano battaglia a suon di esclusive per decretare quale azienda fosse la “Player 1” delle console da gioco. A spostare gli equilibri dunque potevano essere solo le mascotte, elemento cruciale per vendere videogiochi alla grande massa, che all’epoca più di oggi era per la maggior parte composta da giocatori giovani e giovanissimi. Nel 1990 dunque la situazione era in equilibrio: da una parte Nintendo con il suo idraulico Mario, dall’altra SEGA con il suo Alex Kidd a dividersi il mercato. L’entrata a gamba tesa di Nintendo, come potete ben capire, fu proprio affiancare a Mario un personaggio colorato, forte e riconoscibile In altre parole: Yoshi. Per dovere di cronaca, l’arrivo di Yoshi fu il motivo della creazione di Sonic the Hedgehog da parte di SEGA e, se vogliamo, anche l’inizio di una delle rivalità più forti dell’intera storia videoludica.

Nell’idea originale Yoshi fungeva da mero supporto a Mario: doveva essere un personaggio sì riconoscibile ma che doveva correre in aiuto di Mario in determinati momenti per non rubare la scena alla stella principale di casa Nintendo. Col passare del tempo però, l’affetto dei fan e la sempre maggiore cura nei dettagli da parte del team di sviluppo verso il dinosauro, fecero decidere ai piani alti della casa di Kyoto di provare a lanciare Yoshi anche in solitaria, dapprima con il seguito di Super Mario World e alcuni piccoli altri cameo e, in seguito, con un franchise dedicato, chiamato Yoshi’s Island. Il cuore dei giocatori batteva forte per questo dinosauro verde che simpaticamente fagocitava tutto ciò che gli capitava a tiro, trasformando il tutto in divertenti uova a pois. Con Yoshi’s Island Nintendo diede ai videogiocatori ciò che desideravano: un titolo che ampliasse lo spessore di un personaggio ormai diventato icona. La saga vide diversi capitoli durante gli anni a venire, ma pian piano l’occhio dei riflettori si diresse di nuovo verso altri lidi, adombrando il piccolo dinosauro.

Yoshi

Mario Kart, Super Mario Galaxy, Super Smash Bros.: Yoshi era diventato onnipresente. Eppure lo stesso affetto che lo lanciò nell’olimpo delle icone, col passare del tempo, lo relegò a figura bambinesca  limitando il suo ruolo a quello del pupazzo di pezza che accompagna la crescita dei più piccoli per poi essere collocato su uno scaffale come cimelio di un’infanzia passata. Yoshi non si evolse mai, a differenza del compagno Mario, la cui ingombrante ombra oscurò non pochi illustri colleghi. La parabola discendente di Yoshi sembrava ormai intrapresa eppure nel 2014, come una nuova linfa vitale, ecco arrivare Yoshi’s New Island, titolo per 3DS seguito spirituale dell’ultimo Yoshi’s Island pubblicato nel 2006. Questo capitolo per console portatile cavalcò l’onda 3DS riportando in auge la figura del dinosauro, riscaldando i cuori dei molti fan più datati e aprendo nuovi orizzonti a chi l’epoca d’oro di Yoshi non la poté a suo tempo conoscere.

A supportare questa ripresa della figura di Yoshi, ecco arrivare Yoshi’s Woolly World un anno dopo – nel 2015 – per Wii U. Nonostante la console non visse momenti esaltanti, proprio questo titolo fu uno dei migliori esempi su come WiiU avrebbe potuto dire la sua. Il gioco, che propose uno Yoshi di lana, dimostrò come le mille caratteristiche di un personaggio unico come Yoshi potessero essere utilizzate per creare titoli variegati e stratificati in grado di arricchire concretamente il parco ludico di Nintendo. Non poteva mancare dunque un titolo per Nintendo Switch: Yoshi’s Crafted World si muoverà su premesse simili a Woolly World, ampliando però la profondità di un videogioco che potrebbe finalmente consacrare Yoshi combinando l’affetto verso un’icona alla concretezza di tutti gli altri esponenti dedicati alle mascotte.

Yoshi


Yoshi non è un personaggio qualunque, è una pietra miliare della storia videoludica che spesso viene travisata come personaggio per bambini. Yoshi è un dinosauro che ha rifiutato di estinguersi come i suoi simili reali, ma soprattutto Yoshi è l’esempio di come, anche toccando il fondo, ci sia sempre modo di rialzarsi per vivere una seconda giovinezza.

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