SHIFT 2 Unleashed – Recensione Need for Speed Shift 2: Unleashed

Ancora una volta, dando un’occhiata agli scaffali delle ultime uscite, Electronic Arts conferma la sua (onni)presenza sul mercato video ludico e per l’ennesima volta lo fa con un gioco di guida, uno di quei numerosi Need For Speed (NFS) che ormai non si contano più e che in questi lunghi anni hanno contribuito non poco alla fortuna della multimilionaria software house statunitense. In mezzo alla moltitudine degli studios EA sparsi per il mondo, un gruppo di sviluppatori inglesi, sotto l’insegna di Slightly Mad Studios, pubblica, nel 2009, Need For Speed Shift: un titolo nuovo, che abbandona la tradizione arcade della serie per far spazio ad un approccio più realistico e impegnativo, votato ad una concorrenza quasi diretta a titoli come Forza Motorsport (FM) e Gran Turismo (GT). Amato da alcuni, criticato da altri, il primo “Shift”, che rappresenta il primo esperimento della serie NFS in ambito di simulazione di guida, sembra aver convinto EA al punto da lavorare massicciamente e con dedizione ad un nuovo passo in avanti, un sequel in grado di colmare le lacune del predecessore e di regalare agli amanti della velocità quella sfida non solo contro il tempo ma anche contro il circuito, contro le proprie abilità, contro le frenate al limite, le accelerazioni sui cordoli in uscita di curva e le scie sul rettilineo. Niente sbandate improbabili, niente innocui incidenti a velocità soniche, niente sportellate a tutto gas e niente scorazzate sullo sterrato con supercar ribassate: così EA, dopo aver regalato al pubblico un gioiellino come NFS: Hot Pursuit, tenta di sondare nuovamente il terreno cambiando ancora una volta genere, alla ricerca della linea giusta da seguire che, perché no, potrebbe anche non essere una sola. Dall’arcade alla simulazione e dalle corse clandestine ai campionati mondiali: Slightly Mad raccoglie nuovamente la sfida e prepara il suo Need For Speed Shift 2: Unleashed alla sfida per lo scettro di miglior gioco di guida.
 


La grafica è sicuramente di ottimo livello


Ciao, sono Vaughn Gittin Jr.

Come accennato, Shift 2 riprende direttamente dallo stile del suo predecessore gettandosi tra circuiti, campionati mondiali e l’approccio realistico di una simulazione di guida a tutti gli effetti. Al contrario della tradizione “clandestina” della serie, quindi, Shift 2 si concentra sulle gare “ufficiali” e lo fa con una giocabilità decisamente impegnativa e sofisticata.
Mettendo a disposizione quasi 150 automobili ma soprattutto 37 tracciati (disponibili in diverse modalità), il gioco pone il “neopilota” di fronte ad una eroica scalata verso il successo mondiale nel campionato FIA GT1, partendo da zero e passando per tutti i più importanti campionati di velocità, drift ed endurance, guidato dal pluricampione di drift Vaughn Gittin Jr. e da numerosi altri grandi personaggi del mondo della velocità.
Gli eventi disponibili (in gran quantità e sempre vari) iniziano con le gare di classe D (con un indice di potenza, espresso in PI, che va da 0 a 499) per poi passare a quelle di classe C (da 500 a 999) e così via man mano che aumenta la potenza del veicolo. Contemporaneamente però bisogna fare i conti anche con altri fattori, come ad esempio gli eventi Retrò, dove ci si mette alla guida dei migliori modelli degli anni ’90 dotati di un’elaborazione perfezionatissima che può arrivare a qualsiasi pezzo, oppure gli eventi Drift, vera specialità del mentore del gioco Gittin Jr. che regalerà al giocatore tutta la sua conoscenza e, vincendo il campionato mondiale, anche la sua Ford Mustang RTR. Degni di nota sono anche le gare “Muscle Car”, dedicate a quei bolidi ricchi di cavalli e poveri di elettronica, con un’aria molto spartana e un rombo quasi pauroso; le gare “Eliminatore”, già viste nella serie, dove l’ultimo pilota allo scadere del tempo viene eliminato fino a lasciarne in gara uno solo; le classiche Sfide a Tempo e gli eventi “Giro infuocato”, dove si hanno a disposizione alcuni giri per battere tutti i tempi-sfida di quel circuito.

Se però non sono gli eventi e i circuiti a mancare, abbastanza povero si presenta il parco macchine, dove 150 veicoli non possono assolutamente competere con i numeri decisamente più alti dei diretti rivali Gran Turismo e Forza Motorsport. Le auto disponibili sono davvero poche, anche se ben realizzate e di genere diverso (tra Muscle Car, Retrò, Super car ecc…), e il gioco in sé non le valorizza in modo da spingere il giocatore a provarne più di qualche paio: la macchina iniziale infatti potrebbe già bastare a completare gran parte se non tutta la carriera, con qualche piccola eccezione dovuta solo agli eventi speciali o alle gare ad invito (dove si utilizzano auto “in prestito”). Molte delle 150 auto non vengono nemmeno viste semplicemente perché non si presenta la necessità di cambiare, mentre si rivela molto più utile, rapido ed economico elaborare il mezzo già a disposizione: sotto questo punto di vista, l’influenza di GT o FM è palese e spezza con il tradizionale approccio semplicistico della serie; niente più “Motore liv. 1 – passa a Motore liv.2”, quindi, ma modifiche molto più precise e tecniche sulle varie parti del veicolo, tutte con conseguenze principalmente su PI e Manovrabilità ma non solo. Avanzando nell’elaborazione, infatti, si riempie gradualmente l’indicatore dell’apposita barra la quale, raggiunto il 75% di pezzi elaborati installati, sblocca il kit speciale di elaborazione che in un sol colpo arriva praticamente a raddoppiare le prestazioni della propria auto, trasformandola anche nell’assetto e nella carrozzeria per renderla una belva da pista quasi paurosa da guidare.

Sul piano delle modifiche estetiche, però, Shift 2 si dimostra inferiore ai “compagni di serie” e delude parecchio: scarsa scelta, poca libertà d’intervento e macchinosità generale rendono la sezione dell’elaborazione estetica per nulla allettante, quasi mai in grado di accontentare lo spirito creativo del pilota con risultati degni di nota.
Ultima, ma senza dubbio interessante, è l’ampia possibilità di Messa a punto: dalla pressione dei freni alla deportanza, dall’assetto ai rapporti di trasmissione, dal gioco sterzo sino al differenziale, in Shift è possibile mettere a punto praticamente qualsiasi cosa con una scelta disarmante, che potrebbe addirittura scoraggiare chi non è molto pratico del mestiere. Gli appassionati e gli intenditori possono così sbizzarrirsi e dedicarsi a ore di modifiche e regolazioni, mentre chi non si dovesse trovare a proprio agio può tranquillamente passare alla messa a punto veloce e semplificare di gran lunga il lavoro da fare, senza per questo rinunciare a gran parte dei benefici che quest’opzione concede al pilota. Una vera chicca e anche l’elemento più curato del gioco, forse l’unico in grado di fornire una possibilità di scelta così ampia che non può che accontentare ciascun giocatore.
 


La Pagani Huayra, "esclusiva" di Shift 2, è sicuramente la macchina più potente del gioco

Una questione d’esperienza

Come già detto, NFS Shift 2 Unleashed abbandona il genere arcade e si getta prepotentemente nel panorama della pura simulazione di guida, puntando principalmente su un sistema di manovrabilità ben distinto e diviso in diversi livelli di difficoltà, adatti a ciascun tipo di giocatore, dal casual gamer al pilota più accanito. Su questa opzione si basa praticamente tutta la difficoltà del gioco, impostata attraverso le prime due gare che hanno lo scopo di testare le abilità del videogiocatore e proporgli la configurazione più adatta al suo stile di gioco: oltre frenata assistita, linea guida, controllo di sterzata e danni (effettivi o solo estetici), gli elementi più determinanti sono Difficoltà e Manovrabilità.
Mentre la Difficoltà gestisce il livello di sfida della gara in sé, la Manovrabilità si basa esclusivamente sul giocatore e su quanto questo si dimostra bravo a dominare la propria auto fra controsterzate, frenate al limite, sorpassi in scia e sbandate; purtroppo, però, quasi tutti i livelli disponibili richiedono una buona predisposizione ai giochi di guida e gli ultimi addirittura sembrano riservati a chi conosce il gioco quanto i produttori, con un tasso di difficoltà davvero estremo per una macchina che diventa quasi inguidabile ad ogni curva.
Se a questo si aggiunge che già ai livelli più bassi il minimo errore, soprattutto nelle fasi iniziali della gara, equivale a comprometterla definitivamente, si giunge ben presto a realizzare che il bilanciamento della difficoltà non è dei migliori e che la simulazione può arrivare a trasformarsi in irritazione pura. Ne sono un esempio lampante gli eventi Derapate (o Drift), dove all’improvviso la macchina inizia a non rispondere più ai comandi e continua a sbandare senza motivo anche togliendo le mani dal Joypad, con notevole perdita di tempo, punti e pazienza per chi si trova a guidare.

Ad aiutare i meno esperti c’è comunque il sistema di accumulo esperienza dei PE (Punti Esperienza), che con l’avanzare dei Livelli Pilota ne migliora l’abilità di partenza, guida in curva ecc… permettendogli anche di accedere agli eventi superiori e di guidare nei campionati più esclusivi. I Punti PE si guadagnano in ogni gara guidando correttamente, restando al comando, dominando le curve, derapando e in tanti altri modi legati sempre ad una buona abilità di guida, senza dimenticare gli obiettivi speciali di ogni circuito e la corsa ai record dell’Autolog. Quest’ultimo sistema, già introdotto nell’ultimo NFS: Hot Pursuit, mette in collegamento tutti i giocatori del mondo come una sorta di social network della competizione, attraverso il quale si condividono tempi record, prestazioni speciali, sfide e anche le foto delle proprie creazioni a quattro ruote. Il tutto all’interno di quella cornice di emozioni che gli sviluppatori hanno voluto creare per questa loro personale visione della simulazione di guida, votata non a essere una semplice raccolta di grandi numeri con un’ottima fisica, ma alla condivisione delle emozioni che solo i veri piloti riescono a provare, in tutti i loro aspetti: motivo che spiega anche l’introduzione della nuova telecamera “Casco” (che segue i movimenti del pilota e appunto la sua visuale) e dei danni “effettivi”, tramite i quali potrebbe anche capitare di perdere qualche ruota o di arrecare danni irreversibili al motore in seguito a un brutto incidente, finendo così col buttare la gara in corso. Emozioni su tutto, quindi, ma anche un’ottima dose di realismo degna di una simulazione di guida.
 


Visuale dal casco che segue i movimenti del pilota, mentre a "cornice" vengono mostrate
tutte le informazioni come velocità, tempo, posizione PE accumulati e altro.

Need for bug

Se velocità, adrenalina e senso di sfida non mancano in Shift 2, non mancano purtroppo nemmeno i bug, tanti, fastidiosi e frequenti. Partendo tra i più gravi, sembra che abbastanza sistematicamente il gioco crashi quando, finita una gara, si visualizza la schermata di riepilogo (con la posizione, il tempo su giro e i punti PE guadagnati) e, provando a continuare, viene mostrato invece il replay; uscendo dal replay, le informazioni sopraccitate sono cambiate e riportano tempi, posizione e PE a cifre esorbitanti o azzerati, per poi finire con il crash vero e proprio che costringe a riavviare il gioco. Meno determinanti, ma ugualmente fastidiosi, sono poi i bug riguardanti la linea guida, la quale spesso scompare misteriosamente (per intero o a tratti) lasciando disorientati quei giocatori che per la prima volta affrontano un nuovo circuito ancora sconosciuto; da non dimenticare, infine, quelli riguardanti gli incidenti nei replay (che mostrano graficamente i danni alle auto ancora prima che lo scontro avvenga) e altre piccole sottigliezze come il blocco del guadagno di PE durante alcune gare.
Non ci sono solo lati negativi, però, ed è qui che Shift 2 mostra una grafica di alto livello, soprattutto nei poligoni delle auto e nei dettagli degli incidenti, con una precisione leggermente inferiore ma comunque soddisfacente in tutti gli altri elementi. Gli effetti di luce, il senso di velocità, i particolari delle piste e il motore fisico non saranno quelli di GT5 e FM3, ma riescono senza dubbio a trasmettere l’emozione di stare seduti all’interno di una supercar lanciata a quasi 300 km/h sotto i riflettori di un circuito come Suzuka o il Nurburgring.

Il sonoro, invece, che in tutta la serie ha sempre avuto un’attenzione particolare e si è sempre rivelato uno dei punti di forza, in questo Shift 2 passa nettamente in secondo piano sia come Soundtracks che come effetti audio: la “colonna sonora” consiste in due o tre canzoni che vengono continuamente ripetute e ripresentate in qualsiasi menù, schermata o pausa, mentre l’audio in sé non eccelle soprattutto nel rombo dei motori (impersonale e semplicemente assordante, mai tipico e caratteristico); anche i rumori degli impatti o delle frenate non hanno nulla a che vedere con quelli reali (o quantomeno con quanto di già visto nei titoli rivali sopra citati), facendo di questo Shift 2 il punto più basso della serie a livello sonoro.

Fine della corsa

Need for Speed Shift 2: Unleashed riprende direttamente dal suo predecessore e lo migliora negli aspetti tecnici aggiungendo anche delle interessanti novità, come la nuova visuale all’interno del casco e l’Autolog. Graficamente ottimo e ricco di eventi (in quantità e in qualità), Shift 2 soffre soprattutto la mancanza di un parco macchine adeguato (troppo povero per le ambizioni legate al marchio) e un gameplay poco convincente, colpevole di un sistema di controllo dell’auto equilibrato male e talvolta in grado di rendere l’auto inguidabile. Bug frequenti e poca possibilità di personalizzazione lottano contro un’ottima gestione della messa a punto e delle opzioni di elaborazione migliorate, tuttavia queste contraddizioni finiscono col limitare il gioco in sé e, purtroppo, lo pongono un gradino più in basso rispetto alla diretta concorrenza. I passi in avanti ci sono e il titolo si dimostra valido, ma non si possono chiudere gli occhi di fronte a difetti o mancanze di questo calibro: la strada è quella giusta, Shift si è messo in scia, ma per il sorpasso sembra proprio che bisognerà aspettare ancora un po’. 

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