Silent Hill: Shattered Memories – Recensione Silent Hill: Shattered Memories

Silent Hill è una saga che, sin dalle sue origini, ha avuto una grande cerchia di appassionati e affezionati. I capitoli più amati sono stati il primo, per PSX, e il secondo per PS2, giochi che hanno fatto la storia delle due console. Fin dal 2006 si vociferava tra gli appassionati di un remake del primo della saga, e finalmente, a Maggio del 2009, su Nintendo Power questo fantomatico remake è stato rilevato, lasciando tutti senza parole. Silent Hill: Shattered Memories è infatti una rivisitazione, più che un remake, e ci son diverse cose che hanno spiazzato gli appassionati. Vediamo di che si tratta.

Una Silent Hill diversa dal solito

La base della storia è piuttosto simile a quella del primo capitolo. Il protagonista è Harry Mason, che reduce da un incidente in macchina, in cui ha perso parte dei suoi ricordi, è alla ricerca disperata di sua figlia, Cheryl, nella città di Silent Hill. Per il resto è tutto profondamente differente, a parte i nomi dei personaggi che incontreremo.

Durante la sua ricerca Harry incontrerà svariate persone e visiterà vari luoghi, ma in tutto questo c’è qualcosa di strano, che non va. Comportamenti inusuali, situazioni prive di coerenza, e frasi misteriose circondano il suo viaggi, ma soprattutto una transizione terrorizzante tra due mondi. A tratti infatti tutto quello che è attorno a lui si tramuterà in una immensa distesa di ghiaccio, dove il gelo e l’oscurità regnano sovrani, e in questa lugubre atmosfera dimorano dei mostri antropomorfi, pronti a catturare e uccidere il povero personaggio principale.
Riuscirà a ritrovare sua figlia, nonostante ogni passo in avanti è un punto di domanda sempre più grande?

 

Scattare le foto con il nostro cellulare potrebbe rivelarci dettagli piuttosto misteriosi

Una accoglienza gelida

All’inizio del gioco, dopo il video iniziale, ci ritroveremo a parlare con uno psicologo, in una visuale in prima persona. Il dottore ci farà alcune domande su di noi, alle quali avremo modo di rispondere (possibilmente in modo sincero). Questo è il primo passo per l’evolversi del gioco, infatti ogni volta che ci ritroveremo, negli intermezzi tra un capitolo e l’altro del gioco, a parlare con lo psicologo e a rispondere ai suoi quesiti, parte della storia, così come l’apparenza dei mostri, cambierà a seconda del profilo psicologico che il gioco si farà di noi. Un aspetto senza dubbio interessante, e che contribuisce a infondere una paura particolare, e anche piuttosto intima, scelta proprio in base a come siamo fatti noi che giochiamo.
Quando inizieremo a muovere Harry ci renderemo conto di quanto il gioco sia curato, anche in termini di meccaniche. La grafica è assolutamente ottima, e il puntatore del Wiimote determinerà dove il protagonista punterà la sua torcia. Quindi, a nostra discrezione con i movimenti della nostra mano, potremo illuminare la zona che ci fa più comodo, vedendo anche un lavoro di ombre e giochi di luce davvero stupefacente.

Nella nostra investigazione il nostro unico compagno fidato sarà il cellulare, nel quale sono comprese le più svariate funzioni. Le telefonate, ovviamente, ci permetteranno di ricevere chiamate dai vari personaggi che incontreremo, oltre alla possibilità di provare a contattare i vari numeri di telefono che vedremo sugli svariati poster e pubblicità. L’impianto GPS ci provvederà una mappa completa della zona, di modo da non perderci durante l’esplorazione della città. Ci sono poi altre opzioni tutte da scoprire, come ad esempio la macchina fotografica (con la quale potremo anche scovare misteriosi spettri del passato impossibili da vedere se non in foto) e naturalmente l’opzione di salvataggio della partita.

Veniamo ora al punto saliente del gioco: il mondo ghiacciato. La transizione si differenzia moltissimo dai vecchi capitoli di Silent Hill, non solo visivamente, ma anche in termini di gameplay. Innanzitutto durante l’esplorazione non rischieremo di incontrare dei mostri, ma questi ultimi ci daranno la caccia solamente in determinati punti del gioco in cui compare il ghiaccio. Per il resto, si può dire che questo Silent Hill sia il primo vero Survival Horror per definizione. Per la prima volta, infatti, noi non avremo il modo di contrattaccare i mostri che ci inseguono. Non avremo armi con noi per attaccarli, avremo solo le nostre gambe per scappare. Le nostre uniche difese, durante queste sessioni, saranno la cautela e l’ingegno. Camminare piano per non farci notare, tenere la torcia spenta, provare a nasconderci, sono tutte cose vitali. Se poi invece verremo localizzati dovremo fuggire a più non posso, facendo cadere sulla nostra strada armadietti per bloccare la via ai mostri, tenere in mano o lanciare dei bengala che li terranno lontani. Il nostro scopo è essenzialmente trovare la giusta strada per uscire dall’incubo, cosa non sempre facile e intuitiva, visto che ci ritroveremo spesso in intricati labirinti di stanze. Se le creature ci raggiungeranno ci salteranno addosso per immobilizzarci, e avremo ancora una possibilità di salvare la pelle muovendo di scatto il telecomando e il nunchuk nella direzione giusta per spingerli e levarceli di torno, perdendo però, a seconda di quanto ci hanno danneggiati, parte della nostra energia vitale, con conseguente indebolimento di Harry che vedremo sempre più arrancare a fatica nella sua fuga.

Essenzialmente il gameplay è questo, e nonostante la descrizione tecnica non può che essere fredda e razionale, ritrovarsi a giocare in quelle ambientazioni e sapendo di essere una preda, mette una ansia e una paura che solo il primo Silent Hill riusciva a trasmettere.
Non dimentichiamoci comunque dei collectibles: nella nostra avventura potremo trovare, usando ingegno e abilità, vari misteriosi oggetti: i Memento. Non hanno un vero utilizzo nel gioco, ma serviranno a dare alcuni indizi al giocatore, e prepararlo al colpo di scena finale.

 

No, non vogliono darci i bacini.

Terrore ben fatto

Silent Hill Shattered Memories supera a pieni voti ogni aspettativa. Nonostante i dubbi che possa aver insinuato nelle menti di tutti prima della sua uscita, riesce a uscire vincitore dalla battaglia contro la monotonia della serie principale. Graficamente è sublime, con ottimi modelli e textures, oltre che ad effetti di luce ed ombreggiatura assolutamente ottimi. L’audio ci presenta musiche ansiogene e di perfetta atmosfera, e il parlato è sempre doppiato; ottimi anche gli effetti sonori e le varie distorsioni delle voci a seconda della situazione. Anche il gameplay convince, ritrovarsi finalmente in un gioco in cui i mostri dettano legge e noi siamo una vittima priva di metodi di autodifesa, riesce a dare finalmente la sensazione di paura che dovrebbe esserci sempre in un survival horror. Forse il gioco pecca un po’ di longevità, ma grazie ai cambiamenti nella partita dettati dal nostro profilo psicologico, c’è sempre la possibilità di rigiocarlo varie volte per notare le differenze.


In definitiva

Dopo una serie di giochi di Silent Hill che andavano avanti a fatica, e che ormai si giocavano per inerzia, non facendo più paura a nessuno e non dando più la sensazione di paura dei primi due giochi, finalmente esce Shattered Memories, una ventata di aria fresca, o meglio, gelida. Le atmosfere e il gameplay, completamente rinnovati, ci regaleranno un senso di ansia che durerà per tutta la nostra partita. Già questo basterebbe a premiarlo, ma unendo anche l’ottimo comparto tecnico, questo prodotto esce vincitore da una miriade di dubbi e nasi storti che gli appassionati potevano essersi creati con i primi trailer. Preparatevi, non c’è arma che tenga questa volta: noi siamo la preda.

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