Starcraft II: Wings of Liberty – Recensione Starcraft II: Wings of Liberty

Molto tempo fa, in una galassia ben conosciuta…

E più precisamente su di un pianeta che ci è ben familiare, tale Terra, esplodeva la bomba Starcraft. Anno 1998, l’anno di Solid Snake e di Abe, di Leon e Claire nella loro miglior forma e, grazie a Blizzard, l’anno della nascita dello strategico più amato al mondo. E’ incredibile l’impatto che una produzione come il primo Starcraft è stato in grado d’avere: non solo l’RTS per eccellenza era riuscito ad attirare millioni di fans in un periodo in cui il videogioco era ancora relativamente di nicchia (malgrado la rapida espansione favorita dalla prima Playstation), ma era anche riuscito a stabilire nuovi standard qualitativi nel campo dello sviluppo di prodotti videoludici; tutto, nel primo Starcraft, era semplicemente perfetto. Per chiudere questa breve parentesi storica e rendere l’idea di come il succitato titolo sia stato in grado di lasciare il segno nel settore, basti pensare che in Korea le partite disputatevi in modalità giocatore sono trasmesse regolarmente tramite emittenti televisivi predisposti. Sono passati dodici anni da allora, letteralmente un’era in campo videoludico. E’ bene dirlo subito: questo nuovo capitolo non propone praticamente nulla di nuovo se non un leggero svecchiamento di alcune meccaniche di gioco ed una rinnovata veste grafica d’indubbio impatto; com’è allora possibile che si sia meritato quel votone e quella così entusiastica scheda riassuntiva che avrete sicuramente già sbirciato? Iniziamo…



Ma che copione

Copione interpretabile in molteplici significati: copione che racconta una storia profonda, interessante, appassionante e coinvolgente; copione proprio perchè Starcraft II: Le Ali della Libertà, non fa altro se non mettere per l’appunto le ali ad un solido insieme di meccaniche di gioco che riproposto nella sua integra originalità sarebbe indigesto a molti, e lo fa snellendo la gestionalità dei suoi scontri, ponendo la giusta enfasi sull’equilibrio necessario ad affrontare ogni singola battaglia proposta, tutte grazie a Dio diversificate con fattori particolari che movimentano l’azione, tengono vivo l’interesse.  Copione perchè va pure a pescare nei prodotti più recenti, prendendo idee interessanti e rielaborandole per integrarle al meglio in un contesto in cui il conduttore primario è un filo narrativo di spessore abbacinante per complessità ed articolazione. Copione insomma, tutt’altro che difficile da scoprire, impossibile da non perdonare chiudendo un occhio sul "misfatto" costituito dal riproporre concept e meccaniche di gioco vecchie di dodici anni ben oliate.
Và detto che al primo impatto con Le Ali della Libertà, ogni fan di Starcraft che abbia dunque giocato al capostipite si sentirà piacevolmente avvolgere da una forte sensazione di dejavù: le stesse unità, le stesse strutture, gli stessi indimenticabili protagonisti tratteggiati così bene una decade prima ed ora rinnovati ma, contemporaneamente, fedeli a sè stessi: approfonditi, cresciuti e maturati, umani.
Un lavoro di Character Design oggi così spesso preso sottogamba dagli sviluppatori che qui influisce all’interno dell’azione di gioco perchè coinvolge, perchè immedesima e motiva, perchè vuole raccontare una storia che merita d’essere ascoltata e vuole farlo nel modo migliore possibile: senza farsi desiderare, senza lasciare al giocatore lunghe pause "di riflessione" ma trascinandolo in una spirale incalzante di azioni decisive da prendere al volo lasciando ben pochi attimi di tregua. Un comparto narrativo a dir poco ammorbante, che risultando anche soltanto immaginifico riuscirebbe ad attrarre fan di lunga data e neofiti della storia di Jim Raynor e Sarah Kerrigan grazie alla bellezza delle sue cut-scenes e al senso d’epicità di cui ogni singolo pixel a schermo sembra essere infuso. 
Come già anticipato, il gameplay di Starcraft II è praticamente identico a quello del predecessore: raccogliere risorse, costruire un insediamento ed essere in grado di presidiarlo a dispetto dei continui attacchi di cui saremo resi vittime da una o più delle tre razze presenti (Terran, Protoss e Zerg) per poi attaccare al momento giusto; la prassi di ogni buon RTS insomma, qui riproposta nella sua forma più pura, proprio quella ideata dodici anni or sono. Fortunatamente, ad evitare che come spesso accade questa prassi diventi una noiosa routine, subentrano dei fattori soggettivi per ogni missione che dovremo affrontare: essi vanno dal banale tempo limite per raggiungere determinati obbiettivi (solitamente di difesa o raggiungimento di una determinata locazione della mappa) all’aggiunta di veri e propri fattori atmosferici a noi avversi e debilitanti, come un muro di fuoco che in una delle 27 missioni che costellano la campagna Single Player ci obbligherà a riposizionare continuamente la nostra base e a produrre unità il più velocemente possibile. Varietà e classicità si uniscono quindi in un connubio di rara bellezza, nella produzione Blizzard, rendendo di fatto Starcraft II uno dei titoli più appaganti e divertenti da giocare che siano disponibili, soprattutto in virtù del suo livello di difficoltà (ammirevolmente modificabile in ogni schermata di briefing pre-missione) impegnativo ma soprendevolmente mai frustrante. Unico neo di una campagna per singolo giocatore virtualmente perfetta, la scelta opinabile di dedicare l’intero prodotto alla sola razza Terran, lasciando il compito di narrare la continuazione della storia delle restanti razze nel dettaglio alle due espansioni previste: "Cuore dello Sciame" e "Eredità del Vuoto". 
A sopperire al succitato difetto subentra un excursus di circa cinque missioni riguardante la razza Protoss: esso fornisce in quanto digressione un approfondimento ulteriore della trama principale, ma potrebbe risultare pesante per il suo essere obbligatoriamente giocabile se si vuol vedere la fine dell’opera. 

 

Giocando con i Terran ci si ritroverà spesso in situazioni di netta inferiorità numerica

Making Of – Il Cast Perfetto
Un’ottimo comparto grafico, unitamente ad una serie di richieste Hardware che al tempo di chi scrive risultano tutt’altro che esose, rendono Starcraft II un’esperienza estremamente godibile anche sotto il profilo tecnico: ottima realizzazione dei modelli poligonali delle unità, filmati con grafica di gioco ben realizzati e cut-scenes in CG incantevoli.  Da premiare l’implementazione di un rilevamento automatico dei settaggi dell’utente, che lo avverte nel caso in cui le perfomance del motore grafico possano essere migliorate evitando cali di frame & affini tramite un abbassamento dei dettagli. Per quanto riguarda il comparto sonoro, le lodi si sprecano: accanto ad un doppiaggio (preferibilmente in lingua inglese) ispirato si affiancano musiche ora lente, ora pressanti e martellanti, ma sempre adeguatamente inserite nei contesti più appropriati. Peccato per il doppiaggio italiano che spesso si sembra "perdere" nel mezzo di frasi più o meno complesse, non dando il giusto risalto a momenti salienti dell’avventura. 

In Conclusione

Tirando le somme, si può assumere che Starcraft II sia il più grande strategico mai creato: non solo mette a disposizione dell’utente una campagna longeva per il giocatore solitario ed una modalità multiplayer per cui si potrebbero sprecare pagine e pagine di lodi, ma offre anche un’esperienza realmente in grado di emozionare e coinvolgere tanto i neofiti quanto i fan più sfegatati del brand. Se ad alcuni potrebbe sembrare il classico "minestrone riscaldato" macina-soldi, consiglio loro di dargli una possibilità: Starcraft II: Le Ali della Libertà, è un prodotto di qualità assoluta, il Signore del suo genere e, più in generale, uno di quei videogiochi di cui raramente si ha l’opportunità di poter fruire.

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